Articolando
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In questo n. 31 ospitiamo per la prima volta la poetessa e critico letterario DOROTHEA MATRANGA con un articolo dal titolo "UN Linguaggio plurale"- La scuola di Caltanissetta . Buona lettura a tutti voi!
“UN
linguaggio plurale” -La scuola di Caltanissetta-
Di
DOROTHEA
MATRANGA
“UN linguaggio plurale”
è il titolo che conferisce ampia e robusta connotazione alla scuola di
Caltanissetta, di cui Giovanna Cavarretta, critico d’arte di consolidata
estimazione ha curato con entusiasmo e grande professionalità. Una mostra di
sette artisti nisseni, tenutasi a Bagheria, qualche settimana fa, al Centro
d’arte e cultura < Pietro Montana>. Per pluralità di linguaggio si
intende il modo personalissimo, originale, singolare con cui ogni artista,
appartenente alla scuola di Caltanissetta, esprime sé stesso nelle sue opere,
pur mantenendo in modo costante e lineare le linee guida e i canoni che
contraddistinguono tutti gli autori, e la stessa scuola. Elementi comuni che
rendono la collettività dei sette artisti, la ormai notissima e apprezzatissima
scuola nissena.
Una fama, non relegata solo al luogo dove loro vivono la quotidianità,
ma anche a livello nazionale e internazionale, come è giusto che sia, per
autori capaci di un’arte estetica nuova, al passo coi tempi moderni, contemporanei,
d’avanguardia. Nel titolo “UN linguaggio plurale” l’articolo indeterminativo
iniziale “UN”, dal carattere maiuscolo, vuole sottolineare che il messaggio
proposto è unico per ogni autore, ma plurale nell’ambito della stessa scuola. Addentrandoci
nello specifico, diremo che gli autori che ne fanno parte, sentono forte
l’appartenenza alla propria terra, affondano le radici nel tessuto
antropologico, qualità essenziale per trarre l’humus della propria specificità,
in una “sicilianità” sentita in modo profondo, lo stesso sentire di tutto il
popolo siciliano, unito dallo stesso modo di comprendere, agire, proporsi. Una
profondità, dove si trova il germe originario, che non solo è origine dell’arte
specifica di cui stiamo trattando, ma input che dalle origini segue l’evoluzione,
verso un futuro proteso all’infinito. Un tempo-non tempo circolare, che è
eternità, di cui la scuola nissena vuole farsi portatrice nell’espressione
artistica che la rappresenta. Tale connotazione, affonda le radici nel mito, e
si fonde con il passato storico, dal quale non vuole distaccarsi perché da esso
è nata la scuola, a partire dagli anni 70, e al quale si sente di appartenere
per nascita, non solo come scuola artistica ma come frutto della terra
siciliana, a cui riconosce il merito di averle dato un gusto e un sapore
genuino. Quindi sicilianità, mito, storia, origine, evoluzione nel futuro,
progresso, adesione alle nuove tecnologie, che utilizza con dimestichezza, e
ancora adattamento al linguaggio odierno, moderno col quale intende interagire
con le nuove generazioni, in modo che possano capire il messaggio, che pur
nella sua modernità è facilmente leggibile e interpretabile, con l’occhio
attento dello spettatore appassionato d’arte. Sette sono i pittori e gli
scultori che fanno parte della scuola di Caltanissetta: Calogero Barba, Lillo
Giuliana, Michele Lambo, Giuseppina Riggi, Salvatore Salomone, Franco Spena,
Agostino Tulumello. La scuola nissena, pur alimentandosi e tenendo conto del
passato, per l’appartenenza alla terra isolana bella, unica per tradizione,
storia, rompe con i vecchi canoni stilistici, per giungere a un’arte autonoma,
manifestazione visiva di un’opera d’arte unica nel suo genere, che non vuole
rimanere isolata, ma vuole proporsi e proporre le opere non solo oltre lo stretto
di Sicilia, a livello nazionale, vuole farsi conoscere, come già avviene in modo
capillare, anche e soprattutto a livello internazionale. Non solo come materia
che viene plasmata, resa leggibile, ma materia e pittura che diventa vera arte
poetica. Come la poesia, vuole esternare sentimenti, parole, messaggi con
tecniche d’avanguardia, moderne tecniche, tecnologicamente avanzate, che
rendono possibile, come avviene per i poeti, i cui strumenti di lavoro sono
carta e penna, l’esternazione dell’eternità tramite il linguaggio poetico,
anche semantico di lettere, parole, suoni, ritmo, musicalità e soprattutto un
tessuto artistico che possa proiettare lo sguardo dello spettatore oltre la
siepe leopardiana, per consentire la lettura e la proiezione in uno spazio che
perda i confini, e venga proiettato all’infinito. Un’arte che fa riflettere,
soprattutto sul senso della vita, perché nasciamo, perché viviamo, dove
andiamo. Un pensiero trascendente trasposto nelle opere d’arte, e nello stesso
tempo proiettato all’infinito cosmico. Un pensiero e un linguaggio artistico
d’alto valore universale, degno di essere seguito e attenzionato da un pubblico
sempre più vasto.
Dorothea Matranga