domenica 7 aprile 2019

ARTICOLANDO ( 31 ) : ARTICOLO "UN Linguaggio plurale"- La scuola di Caltanissetta DELLA POETESSA E CRITICO LETTERARIO DOROTHEA MATRANGA




Articolando

 



Articolando, è una  rubrica diretta a tutti coloro che sono appassionati della poesia, dell'arte, della storia, della pittura, della critica letteraria attraverso recensioni, relazioni e articoli strettamente culturali.
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In questo n. 31 ospitiamo per la prima volta la poetessa e critico letterario DOROTHEA MATRANGA con un articolo  dal titolo "UN Linguaggio plurale"- La scuola di Caltanissetta . Buona lettura a tutti voi!






“UN linguaggio plurale” -La scuola di Caltanissetta-

Di

DOROTHEA MATRANGA

 

“UN linguaggio plurale” è il titolo che conferisce ampia e robusta connotazione alla scuola di Caltanissetta, di cui Giovanna Cavarretta, critico d’arte di consolidata estimazione ha curato con entusiasmo e grande professionalità. Una mostra di sette artisti nisseni, tenutasi a Bagheria, qualche settimana fa, al Centro d’arte e cultura < Pietro Montana>. Per pluralità di linguaggio si intende il modo personalissimo, originale, singolare con cui ogni artista, appartenente alla scuola di Caltanissetta, esprime sé stesso nelle sue opere, pur mantenendo in modo costante e lineare le linee guida e i canoni che contraddistinguono tutti gli autori, e la stessa scuola. Elementi comuni che rendono la collettività dei sette artisti, la ormai notissima e apprezzatissima scuola nissena. 
Una fama, non relegata solo al luogo dove loro vivono la quotidianità, ma anche a livello nazionale e internazionale, come è giusto che sia, per autori capaci di un’arte estetica nuova, al passo coi tempi moderni, contemporanei, d’avanguardia. Nel titolo “UN linguaggio plurale” l’articolo indeterminativo iniziale “UN”, dal carattere maiuscolo, vuole sottolineare che il messaggio proposto è unico per ogni autore, ma plurale nell’ambito della stessa scuola. Addentrandoci nello specifico, diremo che gli autori che ne fanno parte, sentono forte l’appartenenza alla propria terra, affondano le radici nel tessuto antropologico, qualità essenziale per trarre l’humus della propria specificità, in una “sicilianità” sentita in modo profondo, lo stesso sentire di tutto il popolo siciliano, unito dallo stesso modo di comprendere, agire, proporsi. Una profondità, dove si trova il germe originario, che non solo è origine dell’arte specifica di cui stiamo trattando, ma input che dalle origini segue l’evoluzione, verso un futuro proteso all’infinito. Un tempo-non tempo circolare, che è eternità, di cui la scuola nissena vuole farsi portatrice nell’espressione artistica che la rappresenta. Tale connotazione, affonda le radici nel mito, e si fonde con il passato storico, dal quale non vuole distaccarsi perché da esso è nata la scuola, a partire dagli anni 70, e al quale si sente di appartenere per nascita, non solo come scuola artistica ma come frutto della terra siciliana, a cui riconosce il merito di averle dato un gusto e un sapore genuino. Quindi sicilianità, mito, storia, origine, evoluzione nel futuro, progresso, adesione alle nuove tecnologie, che utilizza con dimestichezza, e ancora adattamento al linguaggio odierno, moderno col quale intende interagire con le nuove generazioni, in modo che possano capire il messaggio, che pur nella sua modernità è facilmente leggibile e interpretabile, con l’occhio attento dello spettatore appassionato d’arte. Sette sono i pittori e gli scultori che fanno parte della scuola di Caltanissetta: Calogero Barba, Lillo Giuliana, Michele Lambo, Giuseppina Riggi, Salvatore Salomone, Franco Spena, Agostino Tulumello. La scuola nissena, pur alimentandosi e tenendo conto del passato, per l’appartenenza alla terra isolana bella, unica per tradizione, storia, rompe con i vecchi canoni stilistici, per giungere a un’arte autonoma, manifestazione visiva di un’opera d’arte unica nel suo genere, che non vuole rimanere isolata, ma vuole proporsi e proporre le opere non solo oltre lo stretto di Sicilia, a livello nazionale, vuole farsi conoscere, come già avviene in modo capillare, anche e soprattutto a livello internazionale. Non solo come materia che viene plasmata, resa leggibile, ma materia e pittura che diventa vera arte poetica. Come la poesia, vuole esternare sentimenti, parole, messaggi con tecniche d’avanguardia, moderne tecniche, tecnologicamente avanzate, che rendono possibile, come avviene per i poeti, i cui strumenti di lavoro sono carta e penna, l’esternazione dell’eternità tramite il linguaggio poetico, anche semantico di lettere, parole, suoni, ritmo, musicalità e soprattutto un tessuto artistico che possa proiettare lo sguardo dello spettatore oltre la siepe leopardiana, per consentire la lettura e la proiezione in uno spazio che perda i confini, e venga proiettato all’infinito. Un’arte che fa riflettere, soprattutto sul senso della vita, perché nasciamo, perché viviamo, dove andiamo. Un pensiero trascendente trasposto nelle opere d’arte, e nello stesso tempo proiettato all’infinito cosmico. Un pensiero e un linguaggio artistico d’alto valore universale, degno di essere seguito e attenzionato da un pubblico sempre più vasto.

                                                                                                           Dorothea Matranga   

 



 

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