Articolando
Articolando, e' una nuova rubrica, nasce per dar voce a tutti gli amanti della poesia, dell'arte, della storia, della pittura, della critica letteraria attraverso recensioni, relazioni e articoli strettamente culturali. Chiunque volesse pubblicare può farlo mandando i propri scritti all'indirizzo di posta elettronica tonycausi@alice.it grazie!
Sandra.V. Guddo è la prima a dare il via, pubblichiamo una relazione dal titolo: "Giacomo Leopardi e i giovani", letta in occasione del Convegno organizzato dall'Accademia di Sicilia sulla vita e le opere di Giacomo Leopardi dal titolo "… e il naufragar m’è dolce in questo mare"che si è svolto lo scorso 20 gennaio 2017 presso la Sala Congressi di Villa Florio, via Angiò, 27 – Palermo sede dell’Istituto dei ciechi.
SANDRA V.GUDDO
Giacomo Leopardi e i giovani ( 20
gennaio 2017 )
Il mio intervento ruota attorno ad
una semplice domanda che mi pongo già da quando insegnavo a giovani studenti: perché
Giacomo Leopardi ( Recanati 29 giugno 1798 – Napoli 14 giugno 1837 ) piace ancora tanto ai giovani e non soltanto
a loro naturalmente ?!
Qual è il segreto del suo imperituro
successo che sfida il tempo senza scalfire la bellezza del suo poetare anzi
consegnandola ai giovani come uno tra i più avvincenti poeti che insieme a
Dante ed a pochi altri risultano molto
letti ed apprezzati?
La sua poesia è eterna ed universale perché
non ha interrotto il legame intrinseco con la Bellezza del Creato che è
possibile rinvenire in qualsiasi aspetto della natura sia esso un piccolo passero
solitario o un ermo colle o la foglia di rosa o di alloro o ancora la beltà che
splendea negli occhi ridenti e fuggitivi di Silvia o nella vita operosa di un
borgo dopo la tempesta o prima del dì di festa.
Non ho statistiche strutturate che
comprovino matematicamente quanti ragazzi apprezzino Leopardi ma so per certo
che quando entravo in classe per leggere le sue poesie gli studenti ascoltavano rapiti in religioso
silenzio; so per certo che il film a lui
dedicato “ Il giovane favoloso “ per la regia di Mario Martone con la
convincente interpretazione di Elio Germano nei panni di Giacomo, presentato al
Festival di Venezia il 16 ottobre del 2014, si è immediatamente imposto
all’attenzione di critica e di pubblico, facendo registrare ai botteghini code
e posti esauriti anche nei giorni feriali e non soltanto nei fine settimana.
“ Il giovane favoloso “ ha superato tutti i film usciti nello stesso
periodo, battendo perfino il film “ I guardiani della galassia “ un colossal
americano costato migliaia di dollari, candidato al Premio Oscar e distribuito
dalla Walt Disney Studios. Come se ciò non bastasse sono arrivate dagli
istituti scolastici oltre 60 mila prenotazioni del film ( e ancora qualcuno si
ostina a dire che la cultura non paga) . Di ciò invece è convinto Carlo Degli
Esposit, il produttore del film che ha dichiarato testualmente ai giornalisti
< che la sfida per un’offerta alta di cinema è
quanto gli italiani chiedono e si meritano >.
Ma Carlo Degli Espositi di quali
italiani sta parlando ?
Dei giovani ovviamente perché il
pubblico che ha visto il film è prevalentemente formato da costoro e ciò non
tanto perché siano obbligati dai programmi scolastici allo studio del poeta ma
perché realmente Egli esercita su di loro un fascino che , a mio parere,
scaturisce dalle vicende personali di Giacomo che ovviamente ritroviamo nelle sue opere
nelle quali evidentemente riversa tutto il malessere esistenziale del suo
vissuto.
Eppure Egli, in tutta la sua vita ha ricercato
sempre il piacere in senso lato che rientra in quella visione meccanicistica
della realtà e nel sensismo avendo subito il nostro Giacomo anche l’influenza
dell’Illuminismo di cui però non ha mai condiviso l’ottimismo e la cieca fiducia
nella ragione. Egli, ben consapevole dei
limiti della Ragione umana, rimane irretito in quella visione cosmica
che oscilla tra vago, indefinito ed infinito. Dall’incapacità di trovare
risposte esaurienti al suo malessere scaturisce in gran parte il pessimismo di
Leopardi che, come è noto, attraversa diverse fasi che si allargano dal
pessimismo soggettivo a quello storico ed infine perviene , come in una spirale
tortuosa, al pessimismo cosmico.
Ma cosa può avere determinato tanto
scoramento e tale sofferenza che spesso accompagna la difficile età
dell’adolescenza e a volte si trascina penosamente fino all’età adulta? Una
prima risposta ci viene data dal difficile rapporto che Giacomo ebbe con la
madre: la contessa Adelaide Antici.
Il rapporto con la madre è decisivo
per la costruzione del Sé, come sostiene con convinzione la psicoanalista
infantile Melanie Klain ( Vienna 1882 –
Londra 1960 ) nella sua opera “ Invidia e Gratitudine “. La relazione con la
madre è determinante per lo sviluppo psichico del bambino e quindi dell’adulto;
ciò in quanto senza la presenza di una madre “ Buona “ che si prende cura
del figlio, il suo sviluppo fisico ed
emotivo sarà gravemente compromesso per sempre. La madre rappresenta per il
bambino l’oggetto primario del desiderio
: desiderio di essere amati, coccolati, attenzionati ma a Giacomo sono mancate da bambino proprio
queste fondamentali manifestazioni d’affetto essendo la contessa Adelaide
Antici una donna sostanzialmente anaffettiva, bigotta, gretta e meschina,
preoccupata soltanto di far quadrare i conti.
Ecco che questo aspetto della vita di Giacomo
immediatamente attira la simpatia dei giovani alcuni dei quali potrebbero
ritrovare nella vicenda del poeta la propria esperienza personale di innocenti
vittime di madri che non hanno saputo accogliere i propri figli come un dono
divino. Non è poi così scontato che una madre sia protettiva nei confronti del
proprio figlio, anzi, la cronaca di questi ultimi anni è piena purtroppo di
storie maledette di madri che maltrattano i loro figli fino ad arrivare al
gesto estremo dell’infanticidio.
Che dire poi del conflitto
generazionale che caratterizza la maggior parte dei rapporti genitori – figli
nell’età adolescenziale che spesso si concretizza nel desiderio di contrapporsi
a loro con atti più o meno palesi di contestazione e nel bisogno di
allontanarsi, perfino fuggire lontano dall’odiato borgo natio come
esplicitamente Giacomo scrive in una lettera del 1817 “ Qui tutto è morto, tutto è insensatezza e stupidità. Letteratura è un
vocabolo inudito. “
Allontanarsi per andare a vivere in
una grande città: Roma per esempio per sperimentare l’ebbrezza di una vita
autonoma provando a se stessi che si è capaci di farcela da soli senza il
sostegno dei genitori. Chi tra noi, chi tra i giovani non ha mai provato tale
desiderio ? Londra, Parigi, Berlino, New
York, Sydney sono le mete preferite dai nostri giovani ! Finalmente nel 1819,
Giacomo tenta la fuga da Recanati ma scoperto dal padre: il conte Monaldo, con
il quale tuttavia aveva un rapporto costruttivo, è costretto a rimanere.
Soltanto a 25 anni gli sarà consentito andare nella città eterna da cui rimane
profondamente deluso e se ne allontana per recarsi a Milano, Bologna Firenze ed
infine a Napoli dove morirà confortato dall’amico Ranieri.
Dunque per molti versi Giacomo è una
figura con la quale è possibile identificarsi, magari per piangersi un po’
addosso. La formazione del Se’ come coscienza autocritica che ognuno di noi
attraversa più o meno consapevolmente segnando il passaggio dall’adolescenza
alla maturità, in Giacomo avviene in modo traumatico in quanto Egli, dotato di
particolare sensibilità, prende coscienza, lentamente ma con crescente
convinzione, dell’inganno che la Natura ha perpetrato ai suoi danni e ai
danni dell’umanità intera svelando il
suo vero volto: non Madre benigna ed amorosa
come non lo fu per lui sua madre Adelaide Antici, ma Matrigna malvagia
che illude e disillude non rendendo poi “ quel che promette allor “ .
Ma è certamente la narrazione del
primo amore giovanile ad affascinare i giovani che proprio a questa età stanno
sperimentando le prime esperienze amorose e i turbamenti legati alla fase
dell’innamoramento. Silvia diviene così il simbolo dell’amore giovanile fatto
di sguardi “ ridenti e fuggitivi “
mentre la sua amata “ lieta e
pensosa il limitar di gioventù “
saliva. La poesia composta tra il 18 ed il 20 aprile del 1828, segna tra l’altro il passaggio dalla fase erudita
della produzione letteraria di Giacomo alla sua attenzione per il Bello. “ Quando beltà splendea negli occhi tuoi
ridenti e fuggitivi “
Una poesia etichettata come una
testimonianza pregnante del Romanticismo che caratterizzò la prima metà
dell’800; in verità la sua è una poetica
eterna che soltanto per comodità viene incasellata nel quadro letterario di riferimento, noto appunto come Romanticismo
Lirico – Soggettivo, in contrapposizione al Romanticismo di Alessandro Manzoni
che viene definito Storico – Oggettivo.
Oggi nessuno vuole più essere considerato
romantico e sentimentale: la giungla pietrificata nella quale ormai siamo
costretti a vivere dove vige il relativismo etico più incontrollato, impone di
essere dei “ duri “ per non soccombere alla violenza delle nostre città dove
sembra essere in atto una perpetua guerra di tutti contro tutti o come
affermava Thomas Hobbes ( 1558 . !679 ) “ Bellum
omnium contra omnes “. Resto tuttavia convinta che siamo tutti in errore
perché il Sentimento come già aveva affermato Emanuele kant nella sua “ Critica
del Giudizio” ha la stessa dignità della Ragione e dell’Intelletto; il
Sentimento non è la loro sorella minore, non è un’attività prelogica di
secondaria importanza ma ha un valore di conoscenza immediata che ci può
guidare, se soltanto le diamo ascolto, ad essere più umani, più solidali con
gli altri, dotati di pietas verso chi soffre impedendoci di compiere atti
infami contro i deboli e gli indifesi. Non dobbiamo soffocare i sentimenti per
paura di essere giudicati dei rammolliti; purtroppo i nostri ragazzi vogliono
apparire spregiudicati e pronti a tutto pur di essere accettati dal loro gruppo
di riferimento
che li spingerà, se non altro per
emulazione, a compiere atti di bullismo. L’educazione sentimentale è
fondamentale per non dimenticare che siamo res cogitans oltre che res exstensa
e che come tali dobbiamo ricordarci che
l’uomo ha origini divine, è creatura che anela all’infinito perché egli
è consapevole di essere soltanto una piccola parte dell’universo senza confini
nel cui pensiero è facile perdersi e “ naufragar “. Ecco Giacomo Leopardi sa
parlare ai giovani con il linguaggio poetico che è un linguaggio universale
dove emerge il bisogno di entrare in contatto con quella parte divina che è in
ciascuno di noi.
Per concludere, Giacomo Leopardi
piace tanto ai giovani perché Egli è l’antieroe per eccellenza per la sua
avanzata miopia, per il suo fisico malaticcio e la sua gobba, per il suo
temperamento di introverso e solitario spesso sconfortato per non dire
disperato senza il conforto della Fede; eppure la sua statura umana e poetica è
immensa e tutto ciò non sfugge ai giovani e li fa sperare che anche loro, con
tutti i loro limiti, ce la possono fare. Giacomo viene così percepito come un
eroe che, nonostante tutti i suoi problemi di salute, familiari e relazionali,
sociali ed economici, non ha mai accettato compromessi né ha ceduto alla
volontà di chi voleva per lui un destino diverso ( ricordiamoci che il padre
voleva per lui la carriera ecclesiastica).
Un eroe dunque per i giovani che lo
hanno preferito ai moderni eroi di latta che combattono con spade infuocate
perché Giacomo può insegnare a tutti noi che è giusto coltivare i propri sogni
e lottare per la loro realizzazione . Egli ha preferito combattere la sua
battaglia con la parola vincendo così la sfida contro il tempo; perciò vorrei
concludere questo mio intervento con una frase della poetessa americana Emily
Dichinson ( 1830 -1866 ) alla quale vorrei che tutti quanti insieme facessimo
grande attenzione “ non conosco nulla al
mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una , e la
guardo, fino a quando non comincia a splendere “.
Sandra V. Guddo
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