domenica 30 gennaio 2022

AQUILONI Poesia on line a cura di Gabriella Maggio

 






AQUILONI  Poesia on line   a cura di Gabriella Maggio

 

Prendendo spunto da un’affermazione del poeta Dante Maffia :

 “la poesia nasce in qualsiasi lingua e regge anche nelle traduzioni, anche in quelle approssimative se è il miracoloso coagulo di pensiero, immagine, musica, accensione, abbaglio e vento sottile che inventa una nuova danza”

l’associazione VOLO invita  i poeti ad inviare una loro poesia alla mail  ass.volo@yahoo.com  per partecipare a AQUILONI - Poesia on line a cura di Gabriella Maggio. Per favorire il dialogo tra i poeti e con i poeti  i testi  saranno  pubblicati insieme alle impressioni di lettori sulla pagina Facebook dell’Associazione.

 A giugno sul magazine dell’Associazione : www.associazionevolo.org  sarà pubblicata un’antologia dei testi pervenuti insieme alle impressioni dei lettori.


UN AUTORE, UN LIBRO ( 48 ) : LIA LEVI - OGNUNO ACCANTO ALLA SUA NOTTE

 


LIA LEVI è nata a Pisa da famiglia piemontese e di religione ebraica. Negli anni '40 la famiglia si trasferisce a Roma, dove vive oggi.  Da piccola dovette affrontare i problemi della guerra e della persecuzione razziale. Si salvò nel 1943 riuscendo a nascondersi con le sorelle nel collegio delle suore di S. Giuseppe di Chambery. La Levi è una giornalista e sceneggiatrice.Nel 1967 ha fondato e diretto Shalom mensile di cultura ebraica.  E' una sceneggiatrice. Nel 1994 pubblica il libro Una bambina e basta, opera autobiografica, diventato un classico nelle scuole che parla di una bambina ebrea che durante le leggi razziali si trova ad affrontare problemi più grandi di lei, più volte ingigantiti e resi più complessi dagli adulti, che ebbe un notevole successo e ricevette il premio Elsa Morante. Il libro mette in luce il problema dell'impatto psicologico che subirono i bambini ebrei in Italia, deportati nei campi di sterminio, costretti ad abbandonare le loro case e a vivere nascosti nella paura e separati dai loro genitori.  Lia Levi ha ricevuto altri premi come il premio Rodari nel 2008; premio Moravia nel 2011, premio Rapallo nel 2015 e premio Strega giovani 2018 con l'opera Questa sera è già domani . Ha pubblicato libri per bambini e altri romanzi come Quasi un'estate del 1995; Se va via il re del 1996; L'amore mio non può del 2006; La sposa gentile del 2010; L'anima ciliegia del 2019.                                

Nel 2021 pubblica  Ognuno accanto alla sua notte, edizioni e/o.In questo romanzo ambientato a Roma nel periodo delle leggi razziali, si narra di uno scrittore di teatro costretto a nascondersi all’ombra di un “prestanome”; una coppia di giovanissimi, Colomba nella schiera delle vittime designate e Ferruccio figlio di un persecutore, che riesce a strappare dal buio una notte d’amore; un padre e un figlio a duro confronto sul ruolo di una classe dirigente non all’altezza di proteggere il proprio gregge... Tre vicende diverse se pur collegate, in cui storia e destino intrecciano il loro enigmatico gioco. Una cornice iniziale, ambientata in una villa toscana in epoca contemporanea, tenta di sfiorare il tasto della memoria nelle sue risonanze fra le generazioni dell’oggi. Un romanzo bello, emozionante e potente pronto a far presa sul lettore.

(Nelle foto dall'alto l'autore Lia Levi e la copertina del libro).                          

PRESENTAZIONE DEL LIBRO "VINCERE IL DRAGO" di ANTONINO BUTTITTA A 5 ANNI DALLA SCOMPARSA

 





Giovedì, 3 febbraio 2022, ore 9.00

Aula Magna Antonino Buttitta dell’Università degli Studi di Palermo

 

Presentazione del libro

VINCERE IL DRAGO

Tempo, storia, memoria

di Antonino Buttitta

Sellerio editore Palermo

sabato 29 gennaio 2022

SERGIO MATTARELLA E' STATO RIELETTO PER LA SECONDA VOLTA PRESIDENRE DELLA REPUBBLICA

 




Sergio Mattarella è stato rieletto presidente della Repubblica con 759 voti. 

Il Parlamento lo ha rieletto all'ottava votazione, stabilendo così il bis del Capo dello Stato uscente. Anche sette anni fa Mattarella, oggi 81 anni, fu eletto di sabato: era il 31 gennaio del 2015, allora ottenne 665 voti.

Con questo risultato odierno è il  secondo presidente più votato di sempre. 
Si colloca infatti al secondo posto dopo Sandro Pertini al quale andarono 823 preferenze.
 Complimenti al Presidente Mattarella!

giovedì 27 gennaio 2022

27 gennaio GIORNATA MONDIALE DELLA MEMORIA

 


Il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria per ricordare e mai dimenticare il genocidio del popolo ebreo nei campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Tale ricorrenza è stata istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 1° novembre 2005, e si celebra il 27 gennaio  perché proprio in quel giorno nel 1945 le truppe dell’Armata Rossa entrarono per la prima volta ad Auschitz e trovarono più di  7000 prigionieri che versavano in condizioni disumane e insieme a loro una valanga di scarpe, indumenti e altri oggetti appartenuti ad altre persone che non erano più lì. Videro i forni crematori e i resti dei tantissimi altri esseri umani nelle fosse comuni create velocemente dalle SS (i cinici reparti nazisti che si occupavano dei campi di concentramento e sterminio) che fuggirono bruciando documenti e distruggendo forni crematori e baracche, prima dell’arrivo dell’Armata Rossa. 
E' importare non dimenticare la Shoah e le persecuzioni atroci e crudeli compiute contro l'umanità.
Il termine Shoah indica lo sterminio degli ebrei da parte della Germania nazista e dei suoi alleati. Nella lingua ebraica la parola significa “tempesta devastante” e viene usata per la prima volta nella Bibbia, nel libro di Isaia (47, 11).Il termine Shoah non lo si deve confondere con quello dell' Olocausto per il quale si fa riferimento a una forma di sacrificio praticata nell'antichità, in particolare nella religione greca e in quella ebraica, dove la vittima veniva interamente bruciata. Con Shoah, invece, si definisce un sacrificio che poteva e doveva essere evitato.
Una Giornata nella quale ricordare per non dimenticare ed evitare che la Shoah si ripeta e per altre etnie e per altri popoli.
Carissimi amici voglio lasciarvi con mio acrostico a tema.



Sempre viva  e mai riposta la memoria

Ho nella mia mente 

Orrore e crudeltà dei lager nazisti

Auschitz, Birenau e tutte le brutalità e nefandezze della guerra 

Hai imparato la lezione uomo?


Antonino Causi                                    Palermo 27 gennaio 2022



lunedì 24 gennaio 2022

1° PREMIO LETTERARIO ANTONIO VENEZIANO 2022

 


Carissimi amici finalmente ci siamo da oggi potete partecipare al 1° Premio Letterario ANTONIO VENEZIANO 2022.
Inviate numerosi le vostre opere, sarà un piacere condividere con voi questa nuova esperienza culturale.
Cliccate sulle immagine e stampate il bando di partecipazione al Premio.
A presto!








 


domenica 23 gennaio 2022

LA SETTIMANA ENIGMISTICA COMPIE NOVANT'ANNI

 




La Settimana Enigmistica compie 90 anni. 

La celebre rivista di enigmistica nasceva il 23 gennaio 1932 per volontà e idea geniale dell' Ingegnere sassarese, Conte di Sant'Andrea e Cavaliere del Lavoro Giorgio Sisini, quest'ultimo la fondò e la diresse per ben 41 anni in qualità di Direttore Responsabile.

Sisini ebbe l'inventiva e l'entusiasmo di creare una settimanale dove si coniugavano in modo semplice chiaro e coinvolgente la lingua e la parola.

La veste tipografica, i giochi, i rebus, le parole crociate, le sciarade e numerosi enigmi ne favoriscono ben presto la diffusione presso le più varie fasce sociali, nel tempo ha abbracciato  molte generazioni.

Una strada lunga quella della Settimana Enigmistica che percorre la storia del nostro Paese.

La rivista nacque a Milano, in un piccolo appartamento preso in affitto da Giorgio Sisini e dalla futura moglie, l'austriaca Idell Breitenfeld, per necessità economica.

Il primo numero, ancora con la testata in nero, fu pubblicato in 16 pagine il 23 gennaio 1932 al costo di 50 centesimi di lira; sulla copertina era disegnata l'immagine dell'attrice messicana Lupe Vélez tratta dalla rivista austriaca Das Rätsel, ottenuta sagomando le caselle nere del cruciverba. Ha avuto due sole interruzioni alla sua uscita a cadenza settimanale: i numeri 607 del 1943 e 694 del 1945 uscirono dopo circa due mesi a causa degli eventi bellici e in entrambe le occasioni la rivista si scusò coi lettori. Da allora il peridico ha vantato fra i suoi collaboratori i più famosi enigmisti, tra cui lo stesso fondatore, che creò enigmi per i lettori sino agli ultimi giorni di vita, oltre a Piero Bartezzaghi e Giancarlo BrighentiPuò essere considerato, probabilmente, il capostipite dei giornali di enigmistica italiana, almeno per quanto riguarda la diffusione di questo genere arte presso il numero pubblico. 

Una delle didascalie in cima  prima pagina di copertina, sopra il titolo, recita che la Settimana Enigmistica è "la rivista che vanta innumerevoli tentativi di imitazione!" (in passato invece che la parola innumerevoli si era arrivati a numerare la cifra delle imitazioni fino a quota 205, poi evidentemente sorpassata).

Il 22 novembre 2008 ha toccato il traguardo dei 4000 numeri pubblicati; per festeggiarlo, i cinque numeri precedenti hanno ospitato un concorso dedicato all'Italia, inoltre tale numero ha avuto una foliazione di 56 pagine. Il 21 giugno 2018 invece, il trafiletto in basso ricorda che "questo è il 4500º numero della nostra rivista!"

Il 20 gennaio 2022, per ricordare il 90º anniversario, come nel 2008 sono state aggiunte otto pagine, dove sono proposti alcuni giochi storici tratti dagli anni passati, tra cui lo schema della copertina del primo numero

Questo periodico è il più importante nel panorama dell'enigmistica italiana.

Nel tempo ha cambiato volti e modi di lavoro, si è sempre aggiornato ai tempi rinnovandosi giorno dopo giorno  ma ha conservato sempre intatto lo spirito. 

Ed ora si appresta a raggiungere nuovi e importanti obiettivi  prestigiosi.

Buon compleanno a LA SETTIMANA ENIGMISTICA!

(Nelle foto dall'alto il n. 4687 che in edicola giovedì 20 gennaio2022  festeggia i 90 anni della rivista; il n. 1 uscito il 23 gennaio 1932  in copertina l'attrice Lupe Vélez e infine il suo fondatore l'Ing. Giorgio Sisini). 


 

mercoledì 5 gennaio 2022

ARTICOLANDO ( 44 ) : RECENSIONE DELLA PROF.SSA MARCELLA LAUDICINA ALLA SILLOGE POETICA "S'IO FOSSI LUCE" DELLA POETESSA MARIA ELENA MIGNOSI PICONE

 











Articolando, è una rubrica per dar voce a tutti gli amanti della poesia, dell'arte, della storia, della pittura, della critica letteraria attraverso recensioni, relazioni e articoli strettamente culturali.
Chiunque volesse pubblicare può farlo mandando i propri scritti all'indirizzo di posta elettronica
tonycausi@alice.it grazie!

In questo n. 44 incontriamo la Prof.ssa Marcella Laudicina che recensisce la silloge poetica "S'IO FOSSI LUCE" Edizioni Carta e Penna della poetessa Maria Elena Mignosi Picone.
Buona lettura a tutti voi!

 

  

Recensione al libro “S'IO FOSSI LUCE"

di Maria Elena Mignosi Picone

Carta e Penna Edizioni  2021

Marcella Laudicina

 

L’ultima creazione poetica di Maria Elena Mignosi Picone, S’io fossi luce è un omaggio affettuoso e commosso dell’Autrice alla sorella Antonella, da poco scomparsa e a cui era estremamente legata. Sembra quasi che, con questa silloge, l’Autrice abbia idealmente voluto continuare il tenero colloquio con la sorella tanto amata. In questa silloge, infatti l’Autrice ha trasfuso sé stessa: la sua sensibilità, i suoi sentimenti, la sua visione del mondo e, soprattutto i suoi valori, tra cui, in primo luogo, la sua fede sincera, la sua fiducia in Dio, il suo totale affidarsi alla Sua volontà.               

       Il carattere combattivo, che l’Autrice rivela nell’affrontare le difficoltà della vita, trova, infatti sostegno nella fede, la quale fa svanire tutti i suoi timori e tutte le sue inquietudini.         La fiducia in Dio, per l’Autrice, è l’arma più efficace contro il male e le avversità: “Come guerriero/mi alzo al combattimento/perché la vita è una lotta...ma dico soprattutto: "Signore, la tua volontà sia fatta.”  (Ogni giorno); (Pietre pietre) ;(Corsa agli ostacoli) ;(Niente ti turbi, niente ti spaventi) ;(Spiraglio) (Le carezze di Dio) ;(Mi basta solo l’amore di Gesù) ;(L’amore di Dio); (Gesù);(Il tronco); (La fiducia in Dio). Illuminata dalla luce della fede, l’Autrice vorrebbe essere luce essa stessa. Luce che liberi il mondo dalle tenebre e dal pianto: “S’io fossi luce/squarcerei d’un colpo/tutte le tenebre/ che avvolgono il mondo... S’io fossi luce/abbraccerei/col mio manto///tutta l’umanità sommersa nelpianto.”(S’iofossiluce). Ed è infatti la luce la vera protagonista della silloge. La sorella è “nella luce/nello splendore dell’amore”, è “vestita di luce,” ed è essa stessa luce. Tutti possiamo, per l’Autrice, divenire luce, se seguiamo Cristo (Nella luce); (Tutta luce); (La luce); (L’umiltà e la carità).

   Attraverso il suo stile semplice e trasparente, l’Autrice esprime tutta la preziosità della sua anima, capace di sentimenti profondissimi. Il rapporto dell’Autrice con la sorella andava oltre il comune rapporto tra sorelle. Di quattro anni e mezzo più piccola, sorella tanto desiderata, è stata sua sorella-figlia e lei la sua tenera mammina (Sorella figlia).           L’autrice si è sempre spesa per la sorella e si addolora fortemente di non averla potuta assistere, causa covid, fino alla fine, quando, poco prima, invocava dai medici il conforto di una mano amica, che loro non negarono, ma che era comunque, per lei, insufficiente. "Quella mano mancata/ che ti avrei voluto dare /mi è rimasta come/ una ferita sanguinante” (Voleva la mano).Le sorelle erano così legate, che entrambe hanno avuto dei presentimenti, molto prima che la morte si presentasse. La sorella aveva sognato di stare in un luogo diverso con i genitori, senza però la sorella (Presentimento nell’animo di Antonella). L’Autrice era stata avvisata che qualcosa di spiacevole sarebbe accaduto, dalla voce grave della madre che la chiamava (La voce della madre) e dalla visione ripetuta del padre nel cielo: “A mezzo busto, /dall’aspetto serio/ma sereno” (Papà a mezzo busto).                                         

     Il dolore per la perdita dell’adorata sorella è grande per l’Autrice, anche perché, si sa, si ama maggiormente una persona cara, se ne sente di più l’assenza, soprattutto quando viene a mancare. Consola però l’Autrice il fatto che ella si trovi in Paradiso, nel quale, sicuramente i suoi intensi desideri spirituali saranno appagati: “Ora che sei morta/ sei viva più che mai. / Hai raggiunta quella pienezza/ che inseguisti sempre/ senza mai raggiungerla” (Viva più che mai).                       

    Vorrei mettere in rilievo l’estrema levità e bellezza della lirica intitolata, Affacciati alla finestra. Toccante nella sua semplicità, in essa   l’Autrice prega la sorella di affacciarsi alla finestra del Cielo per chiederle: “Come stai? Con chi sei?  cosa fai?”. Un sogno le comunica che la sorella sta bene ed è accanto alla madre che si prende amorevolmente cura di lei (Affacciati alla finestra).

         Poiché riteniamo, come già soprascritto, che, in questa raccolta, l’Autrice abbia quasi voluto dare una ideale continuità al colloquio con l’adorata sorella, trasfondendo in essa la sua personale visione della vita, ci sembra opportuno sottolineare la bellezza anche di due altre liriche abbastanza originali, che ben delineano la sensibilità dell’Autrice.

      La prima è una lirica dedicata al nostro caro Franco Battiato, da poco scomparso. In essa, con estrema convinzione, ella afferma che Franco Battiato è bello, di una bellezza terrena e spirituale a un tempo, che diventa sempre più pura con l’età. Nella seconda afferma a chiare lettere che, per lei, scrivere recensioni è come pregare, in quanto cerca sempre di comprendere a fondo l’anima di chi scrive,  

                                                        

                                                                                  Marcella     Laudicina  

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            



sabato 1 gennaio 2022

MESSAGGIO DI FINE ANNO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA

 

 

Care concittadine, cari concittadini, ho sempre vissuto questo tradizionale appuntamento di fine anno con molto coinvolgimento e anche con un po’ di emozione.

Oggi questi sentimenti sono accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente.

L’augurio che sento di rivolgervi si fa, quindi, più intenso perché, alla necessità di guardare insieme con fiducia e speranza al nuovo anno, si aggiunge il bisogno di esprimere il mio grazie a ciascuno di voi per aver mostrato, a più riprese, il volto autentico dell’Italia: quello laborioso, creativo, solidale.

Sono stati sette anni impegnativi, complessi, densi di emozioni: mi tornano in mente i momenti più felici ma anche i giorni drammatici, quelli in cui sembravano prevalere le difficoltà e le sofferenze.

Ho percepito accanto a me l’aspirazione diffusa degli italiani a essere una vera comunità, con un senso di solidarietà che precede, e affianca, le molteplici differenze di idee e di interessi.

In questi giorni ho ripercorso nel pensiero quello che insieme abbiamo vissuto in questi ultimi due anni: il tempo della pandemia che ha sconvolto il mondo e le nostre vite.

Ci stringiamo ancora una volta attorno alle famiglie delle tante vittime: il loro lutto è stato, ed è, il lutto di tutta Italia.

Dobbiamo ricordare, come patrimonio inestimabile di umanità, l’abnegazione dei medici, dei sanitari, dei volontari. Di chi si è impegnato per contrastare il virus. Di chi ha continuato a svolgere i suoi compiti nonostante il pericolo.

I meriti di chi, fidandosi della scienza e delle istituzioni, ha adottato le precauzioni raccomandate e ha scelto di vaccinarsi: la quasi totalità degli italiani, che voglio, ancora una volta, ringraziare per la maturità e per il senso di responsabilità dimostrati.

In queste ore in cui i contagi tornano a preoccupare e i livelli di guardia si alzano a causa delle varianti del virus - imprevedibili nelle mutevoli configurazioni - si avverte talvolta un senso di frustrazione.

Non dobbiamo scoraggiarci. Si è fatto molto.

 I vaccini sono stati, e sono, uno strumento prezioso, non perché garantiscano l’invulnerabilità ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri.

Ricordo la sensazione di impotenza e di disperazione che respiravamo nei primi mesi della pandemia di fronte alle scene drammatiche delle vittime del virus. Alle bare trasportate dai mezzi militari. Al lungo, necessario confinamento di tutti in casa. Alle scuole, agli uffici, ai negozi chiusi. Agli ospedali al collasso.

Cosa avremmo dato, in quei giorni, per avere il vaccino?

La ricerca e la scienza ci hanno consegnato, molto prima di quanto si potesse sperare, questa opportunità. Sprecarla è anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla.

I vaccini hanno salvato tante migliaia di vite, hanno ridotto di molto – ripeto - la pericolosità della malattia.

Basta pensare a come l’anno passato abbiamo trascorso le festività natalizie e come invece è stato possibile farlo in questi giorni, sia pure con prudenza e limitazioni.

La pandemia ha inferto ferite profonde: sociali, economiche, morali. Ha provocato disagi per i giovani, solitudine per gli anziani, sofferenze per le persone con disabilità. La crisi su scala globale ha causato povertà, esclusioni e perdite di lavoro. Sovente chi già era svantaggiato è stato costretto a patire ulteriori duri contraccolpi.

Eppure ci siamo rialzati. Grazie al comportamento responsabile degli italiani – anche se tra perduranti difficoltà che richiedono di mantenere adeguati livelli di sicurezza - ci siamo avviati sulla strada della ripartenza; con politiche di sostegno a chi era stato colpito dalla frenata dell’economia e della società e grazie al quadro di fiducia suscitato dai nuovi strumenti europei.

Una risposta solidale, all’altezza della gravità della situazione, che l’Europa è stata capace di dare e a cui l’Italia ha fornito un contributo decisivo.

Abbiamo anche trovato dentro di noi le risorse per reagire, per ricostruire. Questo cammino è iniziato. Sarà ancora lungo e non privo di difficoltà. Ma le condizioni economiche del Paese hanno visto un recupero oltre le aspettative e le speranze di un anno addietro. Un recupero che è stato accompagnato da una ripresa della vita sociale.

Nel corso di questi anni la nostra Italia ha vissuto e subito altre gravi sofferenze. La minaccia del terrorismo internazionale di matrice islamista, che ha dolorosamente mietuto molte vittime tra i nostri connazionali all’estero. I gravi disastri per responsabilità umane, i terremoti, le alluvioni. I caduti, militari e civili, per il dovere. I tanti morti sul lavoro. Le donne vittime di violenza.

Anche nei momenti più bui, non mi sono mai sentito solo e ho cercato di trasmettere un sentimento di fiducia e di gratitudine a chi era in prima linea. Ai sindaci e alle loro comunità. Ai presidenti di Regione, a quanti hanno incessantemente lavorato nei territori, accanto alle persone.

Il volto reale di una Repubblica unita e solidale.

È il patriottismo concretamente espresso nella vita della Repubblica.

La Costituzione affida al Capo dello Stato il compito di rappresentare l’unità nazionale.

Questo compito - che ho cercato di assolvere con impegno - è stato facilitato dalla coscienza del legame, essenziale in democrazia, che esiste tra istituzioni e società; e che la nostra Costituzione disegna in modo così puntuale.

Questo legame va continuamente rinsaldato dall’azione responsabile, dalla lealtà di chi si trova a svolgere pro-tempore un incarico pubblico, a tutti i livelli. Ma non potrebbe resistere senza il sostegno proveniente dai cittadini.

Spesso le cronache si incentrano sui punti di tensione e sulle fratture. Che esistono e non vanno nascoste. Ma soprattutto nei momenti di grave difficoltà nazionale emerge l’attitudine del nostro popolo a preservare la coesione del Paese, a sentirsi partecipe del medesimo destino.

Unità istituzionale e unità morale sono le due espressioni di quel che ci tiene insieme. Di ciò su cui si fonda la Repubblica.

Credo che ciascun Presidente della Repubblica, all’atto della sua elezione, avverta due esigenze di fondo: spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale, del bene comune come bene di tutti e di ciascuno. E poi salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore e che – esercitandoli pienamente fino all’ultimo giorno del suo mandato - deve trasmettere integri al suo successore.

Non tocca a me dire se e quanto sia riuscito ad adempiere a questo dovere. Quel che desidero dirvi è che mi sono adoperato, in ogni circostanza, per svolgere il mio compito nel rispetto rigoroso del dettato costituzionale.  

È la Costituzione il fondamento, saldo e vigoroso, della unità nazionale. Lo sono i suoi principi e i suoi valori che vanno vissuti dagli attori politici e sociali e da tutti i cittadini.

E a questo riguardo, anche in questa occasione, sento di dover esprimere riconoscenza per la leale collaborazione con le altre istituzioni della Repubblica.

Innanzitutto con il Parlamento, che esprime la sovranità popolare.

Nello stesso modo rivolgo un pensiero riconoscente ai Presidenti del Consiglio e ai Governi che si sono succeduti in questi anni.

La governabilità che le istituzioni hanno contribuito a realizzare ha permesso al Paese, soprattutto in alcuni passaggi particolarmente difficili e impegnativi, di evitare pericolosi salti nel buio.

Ci troviamo dentro processi di cambiamento che si fanno sempre più accelerati.

Occorre naturalmente il coraggio di guardare la realtà senza filtri di comodo. Alle antiche diseguaglianze la stagione della pandemia ne ha aggiunte di nuove. Le dinamiche spontanee dei mercati talvolta producono squilibri o addirittura ingiustizie che vanno corrette anche al fine di un maggiore e migliore sviluppo economico. Una ancora troppo diffusa precarietà sta scoraggiando i giovani nel costruire famiglia e futuro. La forte diminuzione delle nascite rappresenta oggi uno degli aspetti più preoccupanti della nostra società.

Le transizioni ecologica e digitale sono necessità ineludibili, e possono diventare anche un’occasione per migliorare il nostro modello sociale.

L’Italia dispone delle risorse necessarie per affrontare le sfide dei tempi nuovi.

 Pensando al futuro della nostra società, mi torna alla mente lo sguardo di tanti giovani che ho incontrato in questi anni. Giovani che si impegnano nel volontariato, giovani che si distinguono negli studi, giovani che amano il proprio lavoro, giovani che – come è necessario - si impegnano nella vita delle istituzioni, giovani che vogliono apprendere e conoscere, giovani che emergono nello sport, giovani che hanno patito a causa di condizioni difficili e che risalgono la china imboccando una strada nuova.

I giovani sono portatori della loro originalità, della loro libertà. Sono diversi da chi li ha preceduti. E chiedono che il testimone non venga negato alle loro mani. 

Alle nuove generazioni sento di dover dire: non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società.

Vorrei ricordare la commovente lettera del professor Pietro Carmina, vittima del recente, drammatico crollo di Ravanusa. Professore di filosofia e storia, andando in pensione due anni fa, aveva scritto ai suoi studenti: “Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare…”.

Faccio mie – con rispetto – queste parole di esortazione così efficaci, che manifestano anche la dedizione dei nostri docenti al loro compito educativo.                                    

Desidero rivolgere un augurio affettuoso e un ringraziamento sincero a Papa Francesco per la forza del suo magistero, e per l’amore che esprime all’Italia e all’Europa, sottolineando come questo Continente possa svolgere un’importante funzione di pace, di equilibrio, di difesa dei diritti umani nel mondo che cambia.

Care concittadine e cari concittadini, siamo pronti ad accogliere il nuovo anno, ed è un momento di speranza. Guardiamo avanti, sapendo che il destino dell’Italia dipende anche da ciascuno di noi.

Tante volte abbiamo parlato di una nuova stagione dei doveri. Tante volte, soprattutto negli ultimi tempi, abbiamo sottolineato che dalle difficoltà si esce soltanto se ognuno accetta di fare fino in fondo la parte propria.

Se guardo al cammino che abbiamo fatto insieme in questi sette anni nutro fiducia.

L’Italia crescerà. E lo farà quanto più avrà coscienza del comune destino del nostro popolo, e dei popoli europei.

Buon anno a tutti voi!

E alla nostra Italia!    

Il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella