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Recensione alla silloge poetica: “SONO OCCHI SCOMPARSI DENTRO IL BUIO”
di Lucia Lo Bianco
Kanaga Edizioni, 2022
Questa nuova raccolta di poesie della poetessa Lucia Lo Bianco è pregnante di tanti temi civili e sociali, troviamo le donne afgane, il dramma dei carusi delle miniere, la violenza sulle donne, il dramma dei bambini di Lidice, quello di una bambina e di una donna di Kabul, il ricordo del Giudice Paolo Borsellino e ancora il sangue dei cittadini di Gaza, i malati di Covid, la figura di Sami Modiano sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, attivo testimone della Shoah, la famiglia, il Natale e la nostra terra di Sicilia.
In primo piano ci sono
gli occhi che guardano tutta la drammaticità, la paura, la crudeltà, la
sofferenza, gli orrori e la violenza che attanagliano la nostra storia e vita
quotidiana, sono occhi che vedono che testimoniano tutte queste atrocità,
scompaiono nel buio e si perdono in un abisso, tutto ciò è ben rappresentato da
Lucia Lo Bianco con grande lucidità, sono liriche che inducono alla
riflessione, emozionanti e coinvolgenti.
In “Canto di carusi”
emerge la disperazione, lo schiavismo dei ragazzi delle miniere, un lavoro duro
ed estremamente pericoloso, essi infatti piegati si caricano di ceste di zolfo
di oltre 25 kg, costretti a lavorare dalle 10 alle 16 ore al giorno.
Uno scenario desolante
dove c’è buio e abbandono, nelle loro menti però emerge un barlume di luce e di
speranza, un quadro che compare nei loro sogni colorati con l’azzurro
all’orizzonte, con il miele e lo zucchero dei campi ma questa visione è
disturbata dal brusco risveglio sopra i cumuli di zolfo.
“Candido respiro”
è dedicata a tutte le donne che cercano la loro essenza, bellissimi i versi,
molto armoniosi, colmi di magia poetica, rappresentazioni naturalistiche,
altamente emozionali.
Particolarmente straziante la lirica “Ad un passo dal cielo” dedicata ai bambini del Villagio di Lidice nella Repubblica Ceca, che vennero separati dalle loro madri e massacrati dalla follia nazista, in essa si coglie la genuinità, la tenerezza e l’innocenza dei bimbi, i loro giochi, la loro spensieratezza, la felicità, l’azzurro viene coperto totalmente dal rosso del sangue che copiosamente scorre e dal grigio fumo dei fucili che non cessano di sparare. Molto significativo il verso “La fiamma buca quei ricordi che / sopravvivono al fuoco delle armi”.
Ne “La bambina di
Kabul” tristezza e voglia di allegria si fondono insieme, si sognano
aquiloni sopra i tetti, un gioco, dei pennelli, le essenze di rose profumate,
il tutto per disegnare un libero pensiero.
Di fronte a una realtà
drammatica, una bambina attraverso i giochi e la fantasia rimuove il suo
dolore, i bambini infatti attraverso il gioco si liberano dalla paura e dallo
stress e grazie alla loro fantasia e creatività riescono ad allontanare
qualsiasi turbamento e male che li possa ferire.
“La mia mano nella tua”
è dedicata alla madre, la poetessa attraverso i ricordi trova consolazione, si
affida alle stelle, queste saranno come sorelle e saranno al suo servizio per
avere la luce che possa sconfiggere il buio e le angosce più profonde.
La poesia “L’aria
fragile di luglio” attraverso colori e natura rievoca quel triste giorno
dove trovarono la morte il giudice Paolo Borsellino, delicata appare la figura
di Emanuela Loi, la poliziotta coinvolta in questo terribile agguato, la nostra
autrice la immagina con un bel viso e un bel vestito bianco che rimane ad
aspettare all’altare.
Cocente ed esplicativo è
il tema trattato in “Carne nuda”, il tema delle donne vittime di
violenza si sviluppa in tutta la sua capacità divulgativa “e la mia carne
laverà l’offesa/ che tu, vile hai posto a nudo/ come marchio senza fine”.
Altra lirica densa di pathos
è “Sera di maggio su Gaza”, c’è una descrizione dura e violenta di una
sera di maggio a Gaza, scene di sangue e di dolore, mamme che rincuorano le
loro creature attraverso disegni di pace su in cielo, cinica è la descrizione “e
le porte sventrate e scavate/ da uno scoppio assassino/ ora osservano mute
un’assenza/di senso e ricercano il sole/annerito di un fumo bugiardo”.
La poetessa con dovizia e con magistrale lirismo espone l’assurdità della guerra e la falsità di un fumo che non augura nulla di buono e copre la luce del sole.
Ne “Il mio velo è come
il muro” l’oggetto velo è tutto ciò che impedisce a una donna la libertà di
vivere un‘esistenza normale e dignitosa, un obbligo dal quale è difficile
sottrarsi.
“Questo velo è un
assassino/ che mi giunge dal passato/ mentre cala sullo sguardo/ l’ombra tetra
della notte”.
Il velo che uccide ogni
desiderio, ogni realizzazione di vita, un velo che sa di ignoranza e tiene solo
prigioniero.
Lucia Lo Bianco si sente
come materia dentro un sogno in una sua poesia, vive la magia dei ricordi,
delle sensazioni e la speranza è come i fiori e le essenze della primavera,
generalmente tempo di rinascita e di attesa di tempi migliori.
In “Resurrezione”
ultima poesia della raccolta, l’autrice attraverso il mistero della croce e
simbolo della rinascita dell’uomo a una vita eterna, ci accompagna attraverso
simboli e immagini a questo periodo di gioia e pace eterna e anche se Cristo
con dolore e atrocità è morto per noi, sarà speranza, luce e nuova linfa per
l’intera umanità.
Una raccolta che ha un
grande valore educativo e morale, versi scorrevoli, musicali e a tratti diretti
e anche duri, di denuncia, Lucia Lo Bianco dal suo alto magistero è riuscita a
regalare a tutti noi una silloge autentica con un forte impatto sociale, educativo e
civico.
Antonino Causi
(Nelle foto dall'alto: Antonino Causi, copertina della silloge poetica "Sono occhi scomparsi dentro il buio" e l'autrice Lucia Lo Bianco).
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