IGNAZIO BUTTITTA è nato a Bagheria il 19 settembre 1899 ed è morto a sempre a Bagheria il 5 aprile 1997.
Buttitta è il poeta contemporaneo che si è espresso in siciliano ed è il più famoso.
Egli proviene da una famiglia di commercianti, la casa del padre era confinante a quella di Renato Guttuso.
Nel 1916, il poeta siciliano fu chiamato alle armi e partecipò alla difesa del Piave, dove potè sviluppare il suo senso di odio verso la guerra.
Nel 1918, ritornato in Sicilia, insieme a Filippo Turati, maturò le sue idee socialiste e nel 1922, fondò nel paese di Bagheria, il Circolo Culturale: "Filippo Turati".
I suoi primi versi in siciliano furono pubblicati nel piccolo libro: "Sintimintali" di 40 liriche, con la prefazione di Giuseppe Pipitone Federico.
In treno mentre si recò a Messina, Buttitta conobbe la sua futura moglie. maestra elementare che gli diede 4 figli, uno di questi oggi si trova alla Facoltà di Lettere dell'Università di Palermo e insegna Antropologia, è studioso delle tradizioni popolari siciliane.
Nel 1928 Ignazio Buttitta, pubblica Marabedda.
In epoca fascista uscì un giornale di poesia dialettale, ma presto venne censurato e definitivamente chiuso.
Trasferitosi a Milano, il grande poeta siciliano, fece fortuna nel commercio, anche la passione per la letteratura non subì flessione.
Durante la 2^ Guerra Mondiale, Buttitta aderì alla Resistenza partigiana e si iscrisse alle Brigate Matteotti e combattè il nazi-fascismo, arrestato dai fascisti nel 1945, riuscì a scampare alla morte e ritornare in Sicilia.
Più tardi, ritornò a Milano, grazie all'aiuto di un caro amico di Mazara del Vallo (TP), che lavorava nelle industrie del pesce, ebbe un credito che gli permise di ritornare alla grande nel commercio e alla frequentazione di una piccola ma eccellente squadra di artisti e intellettuali siciliani, fra cui Elio Vittorini, Salvatore Quasimodo e lo stesso Renato Guttuso, i quali furono presenti nel suo primo e famoso libro: " Lu pani si chiama pani" , che fu finanziato dal Partito Comunista Italiano del 1954.
Fra le poesie più popolari si ricorda "Lamentu d'una matri", scritta nel 1953 e si trova nella sua raccolta di liriche sicilane dal titolo "Il poeta in piazza" stampato nel 1955. Poi ricordiamo la poesia : "Lu trenu di lu suli" del 1963, che è dedicata ai minatori italiani.
Sempre del grande Buttitta si ricorda: " La peddi nova" del 1963 e "Io faccio il poeta" del 1972 dove spiega i dolori sia vecchi e sia quelli nuovi della Sicilia, convinto che un poeta deve essere partecipe della lotta di tutti gli uomini per liberarsi in maniera totale della miseria.
Con "Io faccio il poeta" , Buttitta vince il premio Viareggio.
Per concludere possiamo dire che il sommo poeta dialettale Ignazio Buttitta, fu così appassionato del proprio dialetto e deve essere di esempio per tutti noi "umili" poeti, dobbiamo imparare molto da lui, perchè i suoi versi trasudano di passione per la Sicilia, autentiche e grandiose lotte fatte di uomini piccoli ma grandi nello spirito.
Qui sotto voglio allegare questa grandiosa poesia " Lingua e dialetti", dove si dice ai siciliani di conservare la propria lingua, leggetela per me è grandiosa.
SICILIANO
Un populu
mittìtilu a catina
spuggiàtilu
attuppatici a vucca
è ancora riccu.
ITALIANO
Un popolo
mettetelo in catene
spogliatelo
tappategli la bocca
è ancora libero.
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