Articolando
Articolando, e' una nuova rubrica, nasce per dar voce a tutti gli amanti della poesia, dell'arte, della storia, della pittura, della critica letteraria attraverso recensioni, relazioni e articoli strettamente culturali. Chiunque volesse pubblicare può farlo mandando i propri scritti all'indirizzo di posta elettronica tonycausi@alice.it grazie!
In questo n. 2 troviamo lo scrittore, saggista e poeta Marcello Scurria che ha scritto due articoli di critica d'arte, uno dal titolo "Ispirazione" dedicata alla mostra del pittore Sebastiano Caracozzo che fino al 7 febbraio è allestita in via 4 aprile a Palermo, accanto al Palazzo Principe di Palagonia, vicino allo Steri, zona Piazza marina, l'altro ha come argomento l'astrattismo.
Buona lettura !
ISPIRAZIONE
Articolo di critica d'arte relativo alla mostra "Ispirazione" del pittore Sebastiano Caracozzo
Articolo di critica d'arte relativo alla mostra "Ispirazione" del pittore Sebastiano Caracozzo
Di
fronte alla tela del pittore di Mistretta Sebastiano Caracozzo, si rimane
piacevolmente esterrefatti per la complicità che relaziona la tela con il suo
sfondo, in verità un substrato, una
sorta di isobara che avvolge tutto e ogni dipinto. “Tutto” e “ogni” non sono
contributi usati a casaccio: il fatto è che la tela finale di Caracozzo è una
risoluzione che restituisce all’osservatore i contorni, le figure, le nuance e
i colori che già esistevano prima che il pittore mettesse mano al pennello.
Avanti,
signore e signore, non perdetevi l’occasione di congetturare una idea e
realizzarla senza inibizioni! Tanto non vi sente nessuno:è pensiero. Pensate
qualsiasi cosa, purché la pensiate o l’immaginiate mentre siete seduti sul
divano di casa vostra o davanti alla vetrina di un venditore di tessuti
pregiati.
Ovvio, non siete artisti, forse non siete
pittori, forse non vi piace neanche la pittura, ma questa è l’occasione per
incontrare molti e nuovi amici, senza
sapere che state per immaginare la medesima cosa. Volere o volare, vi sia antipatico
o no, raccogliete la sfida lanciata da Caracozzo.
Io,
infatti, ho notato in altre occasioni l’originalità di questo pittore (e amico)
che predilige le scene sacre; ma che essendo altrettanto bravo a disegnare ritratti, allora sa usare gli sfondi e le
tecniche più trafficate come la tela bianca, passando dai pastelli a cera alla
tempera che, nel caso dei quadri che abbiamo di fronte, sono colori distribuiti
con un criterio di raffigurazione completamente diverso, se non agli antipodi
della consuetudine.
Ciò,
vuol dire che Sebastiano Caracozzo è
enormemente originale e chi usa le tecniche miste, lasciatemelo dire, raramente
soddisfa il pubblico sulla certezza dell’immagine che riconduce all’autore.
Già, perché in definitiva ognuno pensa e ci vede quello che vuole.
Caracozzo,
invece, ci riesce. E ho accettato la sfida di presentarlo. Quindi, dico subito
che il pittore Sebastiano Caracozzo è bravo, e che ha fatto benissimo a
scegliere me come vostra guida, dato che quella di Caracozzo è una pittura che
nasce dall’osservazione. Lo dico perché sono fatto così, un osservatore
analitico, e dato il carattere che ha Caracozzo, molto attento a non perdere il
mio filo conduttore e la predisposizione di considerare l’arte un mistero
universale da offrire a chiunque come un regalo da aprire al tempo e nel luogo
giusto.
Che
sia la casa, che sia un museo, una galleria d’arte, o semplicemente un raduno,
finché il quadro non entra a fare parte della vostra vita, la bellezza è
relazione astratta, la bruttezza è relativa,l’osservazione un dovere, ma
l’incanto è oltre, cioè nella verità dell’ISPIRAZIONE.
Ecco!
Questo è il punto, e giustamente il titolo della mostra: ispirazione. Ovvero il
momento magico che il pittore vive a tempo indeterminato, in conflitto con la
luce, in collaborazione con l’ombra, in un intenso rapporto propriocettivo che
Caracozzo ha con il tessuto di sottofondo ai quadri che vedete, ma che definiscono
il contesto di un’astrazione ancora in nuce, visibile solo a lui.
Come
la mia presenza qui. Probabilmente: destino.
Un
salto nell’astrattismo della mia fama, mi ha fatto il regalo di ricevere una
lezione sull’astrattismo della astrattista (e non solo perché dipinge e firma
anche sete eleganti) pittrice Roberta Betti che mi ha ospitato nel suo atelier
“Il punto di Fuga” a Chiusi, in Toscana. Tema: il mio libro, di cui ho parlato
ininterrottamente per quasi due ore nell’ambiente più propizio, circondato da
decine di quadri astratti e dalla certezza pubblica di aver detto e spiegato
esattamente come i numerosissimi
presenti sperarono di sentire quando vennero a trovarmi. Tra queste Stephanie
Seymour, artista americana che vive in Toscana,
che capì che amo Palermo.
Ci
vuole talento, non solo la bravura di
capire le somiglianze o le empatie. Per capire la genialità ci vuole la
genialità, purché sia creativa non importa a che livello di scienza, perché
anche da questa prospettiva ci sarà chi si occupa dei giudizi di valore. Beh! C’è psicologia, e c’è l’arte, e il merito di meritare più notorietà. Cose da
talent-scout, come il presidente dell’Ottagono Letterario di Palermo il poeta e
critico d’arte Giovanni Matta che ha unito le sfere palermitane e toscane. Ecco.
Come per magia la mostra Caracozzo passa da un posto all’altro e da un orario
all’altro e ci dimentichiamo incredibilmente di scrivere h.17.oo
Dunque,
il fatto determinante è che c’è società.
C’è. Ed eccovi qua, a parlare dell’influenza capace di fare storia della città.
E’ un’occasione spettacolare. Sono momenti straorinari, no? Che in un certo
senso sono riprodotti sui quadri di Caracozzo, che da pittore, merita il
cognome e basta: Caracozzo basta e avanza per capire di chi stiamo parlando.
Guardate
che insieme! formiamo! Noi discutiamo contemporaneamente con molti linguaggi.
Infatti, l’astrattismo è un insieme che rivela moltissimo, forse una vita, o
proprio la vita, nel senso che
l’ordinario drappo, per quanto lussuoso, in questo caso non varrebbe nulla, da
che il tessuto ha perso il suo valore intrinseco e ordinario nella metempsicosi
che l’ha reso straordinario! Infatti, il compito dell’artista è quello di
rendere l’ordinario, straordinario!
Insomma,
l’avvenire di quella tela ancora indenne, è nell’astrattismo implicito di
Caracozzo che vede il quadro prima di disegnarlo.
E
io, questo, lo trovo eccezionale, anche se Caracozzo non mi ha ancora fatto un
ritratto. Dunque, comprate i quadri di
Caracozzo perché io voglio il mio ritratto. E vi giuro che gli chiederò un quadro
in pegno per essere sicuro di non perdere l’occasione di averlo dipinto subito.
Prima
della mostra Ispirazione, sono andato a vederli di persona, perché avevo
bisogno di essere vicino alla sua idea di pittura, che è questa che avete sotto
gli occhi, quella in cui lo riconoscete pittore oltre l’immagine, oltre l’abile
ritratto, perché la sintesi è nel contesto e non solo nella figura. Negli stati
di grazia, Caracozzo riesce a vedere più immagini nello stesso preludio, com’è
il caso della madonna dei melograni. Bellissimo!
In
ognuno di questi ottimi quadri voi, ritrovate un alter ego. Che non è il
dipinto, cosa straordinaria, ma la trama in bassorilievo che ha cambiato i connotati
allo spazio.
Palermo 29/30 gennaio/2017
Marcello Scurria
L'ASTRATTISMO UNA VECE
Articolo di critica d'arte sull'astrattivo dello scrittore, poeta e saggista Marcello Scurria
Osservando
un prodotto dell'astrattismo si viaggia
nell'inconscio profondo dell'artista e James Hillman (Atlantic City 1926 -
Thompson 2011) meglio di C. G. Jung, è
lo psicologo dell'anima, insuperabile nella sua nota Teoria della Ghianda, che
associa all'astrattismo l'anima o il pensiero del cuore incarnati da noti
personaggi e meno conosciute biografie che hanno trasferito nell'immanenza di
una tela, il dinamismo di un modo sommerso, psichico, come lo hanno definito
Jung e Hillman, il piccolo popolo infero. Infero, non vuol dire infernale, ma
inconscio, onirico, platonicamente repubblicano. L'astrattismo, da non confondere con il surrealismo,
necessita della svariatezza, una sorta di intelligenza bohemienne che possiede
ed agita la creatività mostrandola nelle tecniche esplosive, originali fino
all'impensabile, spesso eccentriche o inventate, in cui si svela all'aria
aperta l'esistenza di sotto-trame dichiarate magicamente all'impressione
dell'osservatore che scava sotto l'immanenza. Allora il significato dell'opera
si svela in trasparenza, è tra le linee,
sbuca dai tombini, è pensiero che si materializza, può essere inferno
purgatorio e paradiso come un suggerimento onirico che si fa cognizione sebbene
non abbia paradigmi comuni, dato che la regola dell'astrattismo è che non ci
sono regole. Se poi l'artista stigmatizza il suo stile, allora è un altro
discorso; cioè un sotto-insieme pressoché ordinato di un universo più caotico.
Il fatto è che ci vuole sensibilità, autonomia di giudizio, bisogna avere gli
occhi contemplativi per guardare la tela, e il pensiero libero di fabulare
sulle immagini condurrà a conclusioni entusiasmanti.
L'astrattismo
non si disgiunge dalle parusie (termine platonico che indica
l'esistenza-presenza di una idea nella realtà sensibile) capaci di sequestrare
le idee trattenute fra i colori e le nuance dove si scoprono gli elementi
germinativi dell'introversione causali, e non casuali, perché l'astratto è il
metodo che l'inconscio predilige per mostrarsi, nascere, venire al mondo,
contattarlo.
L'attenzione
dell'osservatore può svelare il profondo raffigurato e il piacere di preferire
una interpretazione vive di due forze dominanti: 1) un corpo conscio immediato
e (senza offesa) ignorante perché razionale come potrebbe essere
un'infrastruttura; 2) un'anima che si libera dei gioghi invisibili e svela il
corpo sottile che pesa almeno 100 grammi di personalità.
L'astrattismo
(potrebbe essere) è anche una specula isomorfica, quadri e disegni innominabili
finché non si rivelano al colpo d'occhio o allo sguardo in tralice, che al
battito di ciglia o a una certa distanza dalla cornice improvvisamente si
caricano di In-Sé, ovvero una finestra che s'apre sull'ineffabile
propriocettivo dell'osservatore che neanche sospettava di far parte a livello
animistico dell'opera che osserva. Cioè una autopoiesi (L'immagine che esiste
nel cervello dell'osservatore a priori, cioè prima che l'interferenza con il
disegno faccia interagire le due strutture, quella dell'osservatore e quella
dell'artista, sottostanti ma interagenti) rivelazione del dominio psichico che
si arricchisce di destino. O un dito sulla piaga o una mano sul cuore.
Entusiasmante, no? Allora l'astrattismo pontifica con le intenzioni e senza
fare processi svela arcani biografici, autobiografici, esperienziali, forse (o
spesso) mitici, qualsiasi sia la dichiarazione che l'artista fa della sua
produzione.
L'astratto
si materializza da un fulcro interiore magmatico e contemporaneamente
psicologicamente concreto, rendendo attivo il pensiero estetico che si evolve
in filosofia estetica, ovvero in una classe della logica che interagisce con
l'inconscio del pittore o della pittrice che dunque, dice o dipinge molto di
più di quanto credeva di fare.
Le
opere dell'astrattismo sono opere pregne di una fiamma vitale ricombinante che
è il genio a cui Harold Bloom ha dedicato questo aforisma: Il segreto del genio
è non lasciare che esistano per noi finzioni nel comprendere a fondo la realtà
che conosciamo.
Palermo
07/12/2016
Marcello
Scurria
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