Articolando
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In questo n. 11 ritroviamo la poetessa e scrittrice MARIA ELENA MIGNOSI PICONE con una sua recensione al libro di Gaetano Tulipano & Giuseppe Valguarnera dal titolo "Il miracolo tra fede e scienza", Carlo Saladino Editore. Auguro a tutti voi una proficua lettura!
Recensione
Oggi, nel secolo XXI, precisamente nell’anno 2017, periodo in
cui assistiamo ad una società globalizzata, fortemente intrisa di materialismo,
consumismo, edonismo e utilitarismo, viene pubblicato un libro, ad opera di un
teologo e di uno scienziato, su un tema, sì, antico quanto il mondo, ma che, di
fronte ad una umanità che pare abbia dimenticato Dio o che certamente lo ha
messo da parte, suona quasi una provocazione. Il tema del libro è il miracolo.
Cosa si prefiggono gli autori nella scelta di questo argomento?
E’un tentativo di risveglio? E’ uno sprone all’approfondimento? E’ un aiuto
nella comprensione degli eventi della nostra storia?
Ecco andiamo a poco a poco analizzando quest’opera e ci
renderemo conto dell’intento degli autori che sono il teologo Gaetano Tulipano
e lo scienziato Giuseppe Valguarnera, medico.
Cominciamo nell’ordine che ci offre il libro, e cioè dalla
trattazione del teologo che è cultore di Teologia Dommatica, oltre che pastore
di anime con cariche di grande responsabilità. Attualmente è canonico del
Capitolo Palatino della Chiesa del regio Palazzo dei Normanni, rettore della
Chiesa del SS. Salvatore.
Gaetano Tulipano comincia con un chiarimento fondamentale e
cioè che ha senso parlare di miracolo da quando è entrato nel mondo il peccato
originale, perché prima l’uomo non conosceva né malattia né morte. Il miracolo perciò
riguarda l’umanità decaduta.
Dopo questa premessa egli osserva che il miracolo è antico
quanto il mondo e allora egli fa riferimento ai profeti dell’Antico Testamento,
Elia ed Eliseo, che operarono miracoli, per non parlare poi dei prodigi
avvenuti sin dal tempo antico come il mare Rosso che si apre.
Gesù, poi, preconizzato nell’Antico Testamento dal profeta
Isaia, l’ha detto chiaramente: “Non sono venuto per i sani ma per i malati”.
Infatti Gesù è venuto per guarire i malati, ridare la vista ai ciechi, sanare
gli storpi, e così via. Inoltre Egli ci
ha offerto il più grande miracolo della storia, la sua Resurrezione, ad
indicarci che anche l’uomo può resuscitare. Lazzaro ne è un esempio.
Dopo Gesù i miracoli continuano. I santi hanno operato e
operano miracoli.
Ora quel che ci suona nuovo nella trattazione di Gaetano
Tulipano è che il miracolo egli non lo considera un fatto straordinario ma
ordinario. E ci spiega che così era già a cominciare dall’ Antico Testamento, che
cioè “Per l’uomo biblico… il miracolo è
un “normale” e “quotidiano” intervento diretto di Dio, indirizzato a chi
confida in lui e che, in quanto opera meravigliosa, suscita stupore e lode” e
aggiunge: “…l’uomo biblico, non capirebbe il principio formulato
successivamente dai teologi scolastici, che vedono il miracolo o come un fatto
eccezionale, meraviglioso, che sorpassa l’ordine della natura, che va contro le
leggi imposte alla creazione o come prova apologetica dell’esistenza di Dio e
della Chiesa”. Quindi sin dal tempo antico era considerato così, ed egli
aderisce a questa teoria. E scrive: “La Chiesa odierna…deve avere la
consapevolezza che il soprannaturale può entrare nel naturale; che i miracoli,
i segni e i prodigi possono essere il pane quotidiano dei credenti, possono
essere le opere ordinarie che ogni credente, nella fede, può sperimentare nella
Chiesa di Dio”.
Un’altra affermazione che ci suona pure nuova è che non c’è
bisogno di fare pellegrinaggi ai Santuari Mariani per ottenere la grazia della
guarigione, perché, essendo un fatto della vita quotidiana, può avvenire
ovunque. Perciò egli sostiene che “il credente non deve sentirsi obbligato a
fare pellegrinaggi o andare in santuari particolari”. Tra l’altro sperare nel
miracolo solo dal pellegrinaggio, quando magari si sia vissuta tutta una vita
nello scetticismo verso Dio e la fede, è assurdo perché il miracolo in questi
casi non si verifica. Infatti, e su questo insiste ripetutamente l’autore, condizione
imprescindibile per sperare nel miracolo è la fede. Gesù lo testimonia quando
dice: “Va’, la tua fede ti ha salvato”.
Questo è dunque il fondamento del miracolo: la fede. Non però
una fede morta ma viva. Non una fede convenzionale, formale, ma che si esplichi
nella preghiera, nella pratica dei sacramenti e nel comportamento, da autentici
cristiani. “…ciò che conta, è che continuiamo a credere nell’amore di Dio e del
suo Figlio Gesù per noi e a vivere, di fede e per fede, come ci insegnano i
testimoni della fede”.
Così Gaetano Tulipano, che è un profondo conoscitore di
Teologia Fondamentale, ci suona nuovo nella trattazione del miracolo rispetto a
quel che noi siamo stati abituati a pensare.
Un’altra novità, che suona proprio rivoluzionaria, è la interpretazione
dell’agire di Dio nei riguardi della sofferenza che colpisce l’uomo. Noi siamo
stati educati a considerare l’evento doloroso che ci capita come una prova che
ci manda Dio per maturarci, per renderci migliori: “Ci sono maestri nella
Chiesa i quali insegnano che, la malattia e i vari incidenti della vita,
possono provenire da Dio, che sono permessi da Dio, che possono essere una
benedizione, che ci avvicinano a Dio, che Dio li usa per correggerci, per
istruirci, per purificarci, che ci rendono più graditi a Dio se li sappiamo
sopportare e che possono perfino avere effetti salvifici se li portiamo in
unione alla passione di Cristo Gesù”. Ora Gaetano Tulipano così prorompe verso
tutti quelli che sono di questo parere: “A costoro diciamo che Dio non ci vuole
né ammalati né poveri/miseri. Infatti, quale padre terreno, amante dei propri
figli, vorrebbe che i figli, vivessero in tali condizioni. Ogni padre terreno
che ama veramente i propri figli desidera che essi siano in salute e non si
augurerebbe mai che i figli venissero raggiunti da malattie, da incidenti e da
varie prove per vederli maturare, crescere e ricevere salvezza”. E conclude:
“Se nella volontà amorosa di un padre terreno c’è questo desiderio benevolo per
i figli, come si può pensare che, nel cuore del Padre celeste possa albergare
una volontà diversa. (Mt 7,9-11)”. Dunque sostiene con determinazione: “Dio,
per correggerci e farci crescere, ha altri mezzi. L’origine della malattia e
degli incidenti ha altre cause”.
Poi Il teologo, autore di questa parte del libro, ci spiega
pure perché in altri casi Dio non interviene; e questo ci tocca molto da vicino
dal momento che ogni giorno siamo bombardati da cattive notizie, orrori,
disastri naturali, e via dicendo, e la gente si chiede : “Dov’è Dio?”, perché
si aspetterebbe un intervento Suo contro tanto male e Dio allora appare come
sordo e indifferente. A questo proposito Gaetano Tulipano chiarisce: “…dopo il
peccato, all’uomo è data facoltà di continuare a credere e di non credere, di
compiere il male per sé e fuori di sé o compiere il bene per sé e fuori di sé,
di costruire la città di Dio o la città del Diavolo, senza che Dio, con la sua
potenza, possa intervenire direttamente per fermare la sua mano. La stessa
legge la osserviamo nella creazione dove, a causa del peccato del mondo, è
entrato il disordine, generatore di disastri e calamità naturali, dinanzi ai
quali Dio, suo malgrado, può solo stare a guardare”. E infine conclude: “Dio
dunque dando origine all’universo, ha scelto di non esercitare direttamente la
sua onnipotenza contro il libero arbitrio dell’uomo. Egli, invece, può
esercitare la sua onnipotenza là dove
l’uomo con la sua libertà, usando la sua fede, glielo permette”. Allora,
aggiungiamo noi, dovremmo chiederci non
“Dov’è Dio?” e neanche, come forse più giustamente fanno altri: “Dov’è
l’uomo?” ma dovremmo chiederci: “Dov’è Dio nell’uomo?”
E ora passiamo alla trattazione del miracolo da parte dello
scienziato, Giuseppe Valguarnera, che è medico. Egli ha lavorato come
ricercatore nel campo dei virus; ha fatto delle importanti scoperte, motivo per
cui è famoso a livello internazionale e ha ricevuto anche dei prestigiosi
riconoscimenti. Insigne studioso, ingegno versatile, spirito di straordinaria
giovanilità.
Egli comincia con l’offrirci una vasta panoramica dei
miracoli, o prodigi che dir si voglia, dai primordi della civiltà e alle più
disparate latitudini, dimostrando che è sempre stato vivo nell’uomo l’anelito
alla liberazione dal male, nel caso specifico, l’anelito alla guarigione dalla
malattia.
Poi l’autore passa alla trattazione prettamente scientifica,
ma espressa in maniera molto chiara, delle malattie virali. Delle infezioni da
batteri, germi, virus, con dovizia di esemplificazioni.
Ora l’analisi che egli conduce sul miracolo riguarda solo il
Santuario di Lourdes. Perché? Perché solo lì esiste un Comitato Medico
Internazionale (CMIL= Comitato Medico Internazionale di Lourdes) che indaga con
rigore scientifico, cosa che manca negli altri molteplici Santuari che sono
sparsi in tutto il mondo, Guadalupe, Loreto in Italia…e così via.
Interessante è inoltre la analisi di Giuseppe Valguarnera sui
cambiamenti della nostra società e sul tipo di società che oggi ci ritroviamo,
e significativa è la sua osservazione che oggi a Lourdes i miracoli sono più
rari che in passato. E al riguardo riporta le parole di un noto eremita indù
(India), Sandar Sin. Quest’ultimo afferma sugli europei: “Sono stati per secoli
tuffati nel cristianesimo, ma il cristianesimo non è penetrato e non vive in loro.
La colpa non è del cristianesimo, ma della durezza del loro cuore. Il
naturalismo e l’intellettualismo hanno indurito i cuori”.
Quel che colpisce innanzi tutto in Giuseppe Valguarnera, e lo
notiamo quando si addentra nell’avvento di Gesù, è il suo spirito laico.
Infatti dove noi ci aspetteremmo “l’Uomo-Dio Gesù” egli dice semplicemente “l’Uomo
Gesù” oppure dove ci aspetteremmo ad esempio “Il Profeta di Nazaret” egli dice
“il Falegname di Nazaret”.
Lungi però da lui, che è un animo profondamente umile, la
presunzione tipica di certa scienza. Lo possiamo subito osservare dalle parole
poste in esergo al suo scritto, che sono parole di Michel de Montaigne tratte
dai suoi Saggi di Filosofia: “E’sciocca presunzione andar disprezzando e
condannando come falso quello che non ci sembra verosimile. E’ questo un vizio
abituale di coloro che pensano di avere qualche competenza al di sopra del
comune… Condannare con tanta sicurezza una cosa come falsa è impossibile, è
presumere di avere in testa i limiti e i confini della volontà di Dio e della
potenza di nostra Madre Natura; e non c’è al mondo follia più grande che
giudicarli in proporzione alla nostra capacità e competenza”.
E quel che risalta principalmente in lui è l’ardore di
conoscenza. Da vero scienziato vuole spiegarsi tutto. Riferendosi al miracolo
non lo chiama evento “miracoloso” ma “inspiegabile” e con ciò apre la porta
all’indagine, si avverte che lo vuole trasformare in “spiegabile”.
Ed è proprio questo che Giuseppe Valguarnera intende fare con
questo suo scritto. Egli infatti afferma: “Noi non vogliamo assolutamente
contestare i giudizi della Chiesa, ma… vogliamo indagare, scoprire, capire
“come” e “perché” si guarisce” e continua: “La fede opera “miracoli”, ma noi
vogliamo capire con quali meccanismi opera la fede”. E ribadisce, ancora,
fermamente: “La Chiesa non può ritenere che tutte le guarigioni “miracolose”
debbano essere accettate per fede. La Scienza deve indagare, studiare, capire,
quali siano i meccanismi. Noi abbiamo avanzato una proposta di verifica”.
Ecco qui sta il nucleo della sua trattazione: spiegarsi, alla
luce della ragione, il “come” e il “perché” avvenga il miracolo.
A questo punto mi viene in mente un pensiero di un santo che
di miracoli ne fece di strabilianti, tanto da essere soprannominato “il santo
degli impossibili”, Sant’Antonio. Egli sostiene nei suoi “Sermoni” (è stato
proclamato anche Dottore della Chiesa): “…quando la mente, pretendendo di
elevarsi al di sopra delle sue forze, intravede qualcosa della luce della
divinità, ogni umana ragione viene meno” e aggiunge: “è necessaria la
discrezione, per non pretendere di assaporare delle cose celesti più di quanto
sia conveniente”.
Allora ci viene spontanea una perplessità: “ Non è che
Giuseppe Valguarnera, medico scienziato, voglia superare le “Colonne d’Ercole”?
Ma la risposta ci affiora pronta a dipanare ogni dubbio. Lo scienziato è sempre proiettato verso nuove
scoperte, egli non si ferma mai, perché non si accontenta mai. E guai se così
non fosse. Saremmo ancora fermi al Sistema Tolemaico!
E allora ben venga il suo chiedersi “come” e “perché” e ben
venga la sua proposta di verifica.
Il suo ardore di conoscenza, inoltre, lo spinge ad una
dissertazione molto movimentata, quasi, potremmo dire, dialettica, dove egli, a
parte la documentazione ricchissima, si pone vari interrogativi, anche
contraddittori, formula svariate ipotesi cercando soluzioni. Il lavoro è molto
ricco e molto variegato, motivo per cui tiene desto l’interesse del lettore,
anche se può essere una materia, la medicina, non di propria competenza.
La chiarezza, la semplicità, la linearità con cui sono
espressi concetti difficili ed elevati, e questo vale sia per lo scienziato che
per il teologo, rendono questo lavoro, che è abbastanza impegnativo, di grande
divulgazione, risultando accessibile a tutti, senza preclusioni di sorta.
Il libro può essere utile nel chiarire tanti interrogativi
sul mistero della storia, della nostra vita attuale, come può essere di
edificazione per la delicatezza, il rispetto, la nobiltà d’animo con cui viene
trattato il tema del miracolo pur da posizioni diverse, pur nelle sfaccettature
cui esso si presta, teologica e scientifica,
ovvero di fede e di ragione.
Ed è bello, direi quasi commovente, questo sodalizio
fede-scienza. Un teologo e uno scienziato si incontrano, si danno la mano e
insieme lavorano nel condividere lo stesso interesse.
E’ un bell’esempio di conciliazione tra culto e cultura, due
mondi che spesso si guardano con sospetto e diffidenza. Un gesto di speranza e
di armonia.
Maria
Elena Mignosi Picone
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