domenica 30 settembre 2018

ARTICOLANDO ( 23 ) : ARTICOLO DELLA POETESSA E GIORNALISTA ISABELLA STEFANELLI per lo spettacolo di poesia-danza tratto libro "Prendo il corpo in parola" di Francesca Guajana




Articolando

 


Articolando, è una nuova rubrica per dar voce a tutti gli amanti della poesia, dell'arte, della storia, della pittura, della critica letteraria attraverso recensioni, relazioni e articoli strettamente culturali.
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In questo n. 23 incontriamo la poetessa e giornalista Isabella Stefanelli con un articolo per lo spettacolo di poesia-danza tratto libro "Prendo il corpo in parola" di Francesca Guajana . Buona lettura a tutti voi!

 




La danza del corpo è un moto dell’anima.

 

Nel silenzio

nell’urlo

noi

siamo

nel movimento

dell’attesa

 

Attesa

nell’intero

percorso

 

Dentro

un concerto

di voci.                                           “Il movimento dell’attesa” di Francesca Guajana

 


E se la vita dell’artista, non fosse che questo: un’attesa?

Cosa aspettavano in realtà Vladimiro ed Estragone in “Aspettando Godot”? E Totò e Vicè, la coppia nata dallo stato di grazia della penna di Franco Scaldati?

Quest’attesa non è che la vibrante tensione della ricerca, della scoperta, dello stupore e poi della ricerca ancora. La conoscenza. Così scriveva il maestro Antonio Neiwiller: “ Niente mi affascina di più/ che la tensione che si crea/ tra equilibrio e squilibrio/ tra ordine e disordine”.

Nel perpetuo movimento dell’attesa possiamo porci nella condizione di vivere per imparare, per sperimentare. Da questa predisposizione possono partire pregevoli vettori creativi, diretti in ogniddove, interpreti di soluzioni espressive straordinarie.

“Prendo il corpo in parola” è uno di questi vettori, punto di partenza il bouquet poetico di Francesca Guajana; ogni suo componimento è dedicato al viaggio introspettivo fatto quotidianamente attraverso l’esperienza dell’essere e sentirsi corpo. Alla ricerca della conoscenza interiore.

Il vettore ha presto raggiunto il suo punto fondamentale: Silvia Giuffrè, danzatrice siciliana essa stessa chiave dell’esperienza interpretativa delle parole poetiche. Ideatrice, coreografa e regista del suo studio sulla poesia del gesto quotidiano. La visione del gesto come spaccato dei moti dell’anima.

Il vettore ha preso la strada della performance, il viaggio di questa energia si è imbattuto in Giuseppe Rizzo, ricercatore di sonorità strumentali e campionate, narratore in musica.

Attraverso il percorso già battuto dalla poetessa, compiuto con tutte le spinte vitali, i drammi, gli intimi dettagli, le enormi piccolezze che fanno parte della vita, ci immergiamo in un secondo viaggio, quello danzante, del corpo che perde i connotati fisici della materia e fondendosi con la voce e il suono ne traduce i ritmi dei reconditi moti universali.

Silvia danzando, fa il gesto di sistemarsi l’orecchino, piroetta , i suoi movimenti sono attraversati anche dai vari linguaggi tecnici della danza, ma il più puro e vero rimane lo spazio dell’improvvisazione dove il movimento è quello quotidiano, libero da formalismi e traboccante solo della sua piena semplicità, tabula rasa.

Si indagano le braccia, il volto, le spalle, sezioni del tempio che è il corpo, fino ad arrivare alla sua sacra cripta: il ventre.

E’ qui che Silvia svuota a terra un’ ampolla colma di acqua, liquido generatore e in questa pozza inizia ad immergervi i piedi, nuova creatura, generata da se’ stessa; e tra schizzi, e zampillli, bagnandosi nel vortice dei movimenti ,si ri-genera. Nasce ancora.

E noi spettatori, in piena partecipazione, ormai dimentichi del corpo in scena, abbiamo cominciato a seguirne i moti dell’anima .

Abbiamo dimenticato anche i nostri di corpi. Raggiunti dall’assaggio di cosa sia l’armonia.
 

Isabella Stefanelli

 

 

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