domenica 24 gennaio 2021

ARICOLANDO ( 35 ) : ARTICOLO CON RECENSIONE DELLA PROF.SSA, POETESSA E SCRITTRICE MATILDE DI FRANCO


 

 

 

Articolando, è una rubrica per dar voce a tutti gli amanti della poesia, dell'arte, della storia, della pittura, della critica letteraria attraverso recensioni, relazioni e articoli strettamente culturali.
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In questo n. 35 incontriamo la Prof.ssa, poetessa e scrittrice  Matilde DI FRANCO con  un articolo dal titolo “La poesia e la storia” e una recensione ivi inclusa alla poesia inedita “Come urla del vento” della poetessa Rosanna Vicari. 

Buona lettura a tutti voi! 


 

 

La Poesia e la Storia

 

Il testo poetico è costruzione linguistica che assolve allo scopo di conoscere e rappresentare il mondo, nonché e idee e i sentimenti degli uomini.

Tale funzione interpretativa diventa, contemporaneamente, comunicativa, in quanto veicolo di messaggi che si esprimono attraverso elementi formali specifici (versi, strofe, rime, assonanze, consonanze, figure retoriche, lessico...) e aspetti timbrici e fonici, per nulla secondari rispetto ai primi.

La Poesia, allora, lungi dall’essere mero ed evasivo esercizio di fantasia letteraria, è prezioso strumento di analisi della realtà, presente o passata, e quindi, a volte, alveo di memoria storica.

Coltivare la memoria storica significa acquisire consapevolezza critica del passato, delle imperfezioni umane e dei grandi errori trascorsi, in un’ottica di raccordo con il presente e il futuro.

La Poesia, infatti, pur in assenza di dichiarate e preconfezionate intenzioni, aspira all’elevazione dell’individuo e alla costruzione di una società migliore.

Allora, insieme ad altri saperi e ad altre forme espressive, ha una sostanziale valenza formativa, perché a stimolare l’intelletto e a sensibilizzare le coscienze.

Congruente a tale visione appare la lirica inedita “Come urla del vento”, della poetessa Rosanna Vicari.

In essa l’autrice tratta il tema dello sterminio nazista degli ebrei e delle altre “indesiderabili” categorie umane, che ha segnato profondamente e tragicamente la Storia del Novecento.

Subito il lettore vede, come con gli occhi, l’immagine di un treno che “corre sui binari del dolore” con il suo “carico di vittime innocenti”, in un paesaggio desolato, muto, caratterizzato da “una notte buia senza stelle”, in cui “l’ombra della morte aleggia nell’aria”.

E il treno che avanza, con il suo “cupo” sferragliare, a un certo punto, tramite il suo “fischio”, paragonato al “rombo di un tuono”, “squarcia quel sordo silenzio”.

Tale rottura è definitiva: al fischio si aggiungono “il suono delle sirene” del campo di concentramento, “grida di orrore”, “ringhiare di cani”.

La corsa poi si conclude: il treno si arresta e “si spalancano, ancora una volta, le porte dell’inferno”.

E in quell’inferno trovano spazio i forni crematori che ammorbano l’aria, perchè spargono ceneri di carne umana, che, “spazzate via dal vento, anneriscono la candida neve.”

La differenza tra il candore della neve e il colore scuro delle ceneri evoca efficacemente il contrasto tra l’innocenza delle vittime e la ferocia degli aguzzini, tra la purezza della natura e la sua profanazione ad opera della bestialità umana, tra la vita e la morte.

Anche i nuovi e sfortunati passeggeri moriranno e diventeranno cenere, come quelli che li hanno preceduti e che sono diventati fumo; e nelle ceneri degli uomini, delle donne e dei bambini “sui quali si è accanito, feroce, il destino”, finiranno i “ricordi”, i “dolori” e i loro “segreti”.

Ma quelle esistenze annientate e crudelmente sacrificate saranno, per sempre, “cenere leggera” e viaggeranno “nel vuoto dell’infinito come urla del vento”.

La poesia, a struttura libera, particolarmente suggestiva e rievocativa, si conclude proprio così.

Potente è la rappresentazione poetica di un’umanità calpestata, umiliana, violentata, che, pur essendo stata ridotta in polvere, continua, oltre il tempo e lo spazio, a urlare il dolore delle loro vite spezzate e del loro misero tempo.

Un componimento che esalta il valore del ricordo, quello della poetessa Rosanna Vicari, di cui l’uomo, oggi più che mai, ha tanto bisogno.

Abbiamo il dovere morale di ascoltare e onorare gli “urli “del passato; abbiamo necessità, per evitare di ricadere, un giorno, nel baratro delle sistematiche e legittimate persecuzioni razziali, di ricordare ciò che è stato, con la mente e il cuore.

D’altra parte, che cosa significa ricordare, se non, come ci insegnano gli antichi, ripassare dalle parti del cuore?

 

Matilde Di Franco

 

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