Articolando
Articolando, è una nuova rubrica per dar voce a tutti gli amanti della poesia, dell'arte, della storia, della pittura, della critica letteraria attraverso recensioni, relazioni e articoli strettamente culturali.
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In questo n. 14 troviamo la critica d'arte VINNY SCORSONE con una sua recensione al libro della poetessa e scrittrice GIOVANNA FILECCIA" La giostra dorata del ragno che tesse" Edizioni Simposium, 2015.
Buona lettura a tutti voi!
Un
giro sulla “Giostra dorata del Ragno che tesse” di Giovanna Fileccia
Edizioni
Simposium
a cura di Vinny Scorsone
La Giostra dorata del
ragno che tesse è un interessante libro di poesie e
prose di Giovanna Fileccia.
Nella
sua ampia presentazione che apre il libro, Pippo Oddo ripercorre l’iter
artistico-letterario di Giovanna. Parla delle sue poesie, delle sue opere d’arte;
parla essenzialmente di lei. Il libro però ha anche un’altra presentazione,
quella della stessa autrice, che rimanda molto alla pagina d’apertura del libro
di Italo Calvino “Se una notte d’inverno un viaggiatore”.
Il suo è un invito rivolto al lettore ad intraprendere un “viaggio” attraverso il suo mondo. Questo, però, non è il solo punto di contatto con Calvino, c’è ancora un altro richiamo, molto più forte, nel momento in cui Giovanna affronta il tema della scrittura.
Per Giovanna, così come per Giuseppe Ungaretti e per l'appunto Calvino nella parte conclusiva del suo “Barone rampante” (quando accosta l’immagine dei rami degli alberi all’inchiostro e ai segni che lascia), la scrittura è un tracciato. Quando la penna viene poggiata sul foglio, difatti, l’inchiostro contagia la carta e si spande creando un tracciato che genera parole e segni a volte anche in maniera autonoma. Oggi, purtroppo, con l’uso del computer questa stessa cosa accade sempre più raramente. Ci stiamo scordando come si tiene in mano una penna.
Ciononostante la scrittura persiste ed è un viaggio che porta, chi la pratica con sincerità, a scoprire la parte più profonda di se stessi, tanto che, alcune volte, la mano scorre quasi fosse autonoma, spinta da volontà inconscia, come accadeva con la scrittura automatica dei surrealisti.
Il suo è un invito rivolto al lettore ad intraprendere un “viaggio” attraverso il suo mondo. Questo, però, non è il solo punto di contatto con Calvino, c’è ancora un altro richiamo, molto più forte, nel momento in cui Giovanna affronta il tema della scrittura.
Per Giovanna, così come per Giuseppe Ungaretti e per l'appunto Calvino nella parte conclusiva del suo “Barone rampante” (quando accosta l’immagine dei rami degli alberi all’inchiostro e ai segni che lascia), la scrittura è un tracciato. Quando la penna viene poggiata sul foglio, difatti, l’inchiostro contagia la carta e si spande creando un tracciato che genera parole e segni a volte anche in maniera autonoma. Oggi, purtroppo, con l’uso del computer questa stessa cosa accade sempre più raramente. Ci stiamo scordando come si tiene in mano una penna.
Ciononostante la scrittura persiste ed è un viaggio che porta, chi la pratica con sincerità, a scoprire la parte più profonda di se stessi, tanto che, alcune volte, la mano scorre quasi fosse autonoma, spinta da volontà inconscia, come accadeva con la scrittura automatica dei surrealisti.
L’intero
libro, dicevo, è un viaggio, una ricerca, un percorso di conoscenza e di vita.
Il
titolo è l’incrocio di due poesie, una che apre la raccolta (La giostra) e una
che la chiude (La mano dorata). Sono poesie apparentemente leggere, gaie e
anche in questo caso non si può non citare nuovamente Calvino e il suo “elogio
della leggerezza”; poiché leggerezza non è affatto superficialità.
Sono difatti
poesie intense, seppur raccontate in maniera semplice e briosa.
La
favola del ragno si riallaccia allo schema narrativo del mito. Il ragno, in
questo caso, ha valenza positiva; è la mano superiore del fato che ci conduce
dove vuole lui e la ragnatela è la nostra vita fatta di incroci e incontri con
altre persone, di molti fili e vite e percorsi da intraprendere attivamente,
senza mai scoraggiarsi o arrendersi.
Le
poesie di Giovanna Fileccia riempiono il cuore. Parlando di situazioni intime
personali, l’autrice riesce a raccontare condizioni e drammi universali.
Se ci sono poesie ritmate e leggere è pur vero che altre trattano taluni argomenti in maniera molto introspettiva con problemi e domande che probabilmente ci poniamo solo noi donne e che quindi sono comuni soprattutto all’universo femminile. “Mizuke, “Guscio di lumaca”, “Orme”, “Tripudio”, “Clessidra”, “Un Giorno qualunque”, “Desiderio d’allegria” sono solo alcune delle poesie contenute nel libro ma da sole bastano per cercare di afferrare l’anima inquieta e dirompente dell’autrice, la sua inesauribile voglia di vita e di lotta.
Se ci sono poesie ritmate e leggere è pur vero che altre trattano taluni argomenti in maniera molto introspettiva con problemi e domande che probabilmente ci poniamo solo noi donne e che quindi sono comuni soprattutto all’universo femminile. “Mizuke, “Guscio di lumaca”, “Orme”, “Tripudio”, “Clessidra”, “Un Giorno qualunque”, “Desiderio d’allegria” sono solo alcune delle poesie contenute nel libro ma da sole bastano per cercare di afferrare l’anima inquieta e dirompente dell’autrice, la sua inesauribile voglia di vita e di lotta.
Graficamente
le poesie sono scritte in maniera differente dal solito. Giovanna Fileccia si
riallaccia al concetto futurista della poesia visiva.
I lemmi, in alcune sue poesie, escono fuori dalla rotta ben tracciata dal tipografo. Una necessità dovuta ai significati di esse, alle emozioni che esse provocano, all’impatto visivo che ha una parola rispetto ad un’altra. In tutto il libro emozioni e pensieri si alternano e compensano. Non c’è nulla di inventato. Ogni verso è ancorato saldamente alla realtà.
I lemmi, in alcune sue poesie, escono fuori dalla rotta ben tracciata dal tipografo. Una necessità dovuta ai significati di esse, alle emozioni che esse provocano, all’impatto visivo che ha una parola rispetto ad un’altra. In tutto il libro emozioni e pensieri si alternano e compensano. Non c’è nulla di inventato. Ogni verso è ancorato saldamente alla realtà.
Per concludere, “La Giostra dorata del Ragno che tesse” è un libro delizioso e profondo con riflessioni su questa nostra vita che troppo spesso non comprendiamo, ma ci sforziamo enormemente e umilmente di capire.
24 giugno 2016
Vinny
Scorsone.
(Nelle foto: la copertina del libro con l'autrice Giovanna Fileccia e la critica d'arte Vinny Scorsone).
(Nelle foto: la copertina del libro con l'autrice Giovanna Fileccia e la critica d'arte Vinny Scorsone).
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